Nel tirocinio Zen l'”io” va domato ad ogni costo. Ma è inutile girare attorno a questo indomito “io” cercando di abbatterlo timidamente. Il tirocinio non può produrre nulla, a meno che tu non sia uno che sottostà al peggio e continua a sopportarlo malgrado le botte, i calci, le minacce di espulsione dal monastero. Si dice perciò nei templi Zen che vi sono tre tipi di discepoli: quello superiore, dotato di sovrumana determinazione; il tipo medio, che si ancora alla lealtà; quello inferiore, che si aggrappa ad una vita facile.
Il tipo superiore è un essere umano e uno studente di primo ordine. Un estraneo sarebbe pronto a compatirlo osservando i maltrattamenti che subisce; quello, invece, più è maltrattato, più promette a se stesso: “Al diavolo! Ora mi sta proprio maltrattando! Ma gliela farò vedere, al Roshi! Terrò duro ad ogni costo; non cederò finché non mi dirà “Hai avuto la meglio”.
Il tipo medio è un uomo che nei momenti duri vorrebbe andar via; ma li supera, perché sente di essere debitore dell’insegnante che ha fatto tanto perché lui non cedesse.
Il tipo inferiore è l’uomo che ritiene che non salterà mai un pasto se starà sempre all’ombra di un albero tanto maestoso. Naturalmente il tipo inferiore, che si aggrappa ad una vita facile non lo troviamo solamente nei templi Zen, circola per tutte le strade della vita…
Ripensando al passato in questa disposizione di spirito, sono sinceramente grato al mio insegnante per avermi trattato dall’inizio alla fine come appartenente al tipo superiore. Penso che mi avrebbe trattato più gentilmente se avesse avuto una scarsa opinione di me e avesse pensato che sarei scappato via se non fossi stato trattato con riguardo. Vorrei dirvi qualcoa a questo proposito: sono numerose le scuole dipendenti da Myoshin-ji, il tempio provinciale di Daishu-in; una di queste è la scuola superiore Hanazono. Il suo superiore venne recentemente a trovarmi. Era accaduto un incidente mortale ad uno studente della sezione kendo; questi aveva disobbedito ai regolamenti: si era arrampicato sul tetto della scuola e là aveva iniziato a compiere passaggi e movimenti con la sua spada di bambù. Facendo un passo indietro era scivolato e caduto a terra, morendo sul colpo. Il direttore mi disse che i genitori del ragazzo, con molta sensibilità, non avevano iniziato alcuna azione legale contro la scuola; lui però si sentiva mortificato per la disgrazia. Uditi questi particolari gli dissi: “Ma non crede di sbagliare ed avere questa sensazione? Lei è il Direttore di un istituto che appartiene alla scuola Zen! Quando lei ed io frequentavamo le elementari, ogni qualvolta un ragazzo si feriva i genitori si scusavano con la scuola per i fastidi causati dal loro figlio e per il discredito recato al buon nome dell’istituto. Chi, secondo lei, denota maggiore considerazione nei riguardi del carattere e della natura del proprio figlio? I genitori che vengono a lamentarsi che gli insegnanti sono responsabili per non avere garantito la sicurezza del loro irrequieto ragazzo, o i genitori che vengono alla scuola per scusarsi dello scandalo causato dal figlio e per la cattiva reputazione recata alla scuola da chi doveva badare a se s stesso con senso di responsabilità? La prego, consideri tutto ciò con molta cura e adotti un atteggiamento più positivo nell’educazione dei suoi studenti, ricordando bene il significato delle parole del Buddha: “Tutte le creature senzienti sono, all’origine, Buddha”. Queste non erano vuote parole perché il mio insegnante mi ha sempre trattato come il tipo di studente che scava profondamente in se stesso e che avrebbe risposto bene al più duro tirocinio. Gli sono eternamente grato per la fiducia che ha avuto in me.
– Fonte: Soko Morinaga Roshi – Indicazioni per l’intuizione – Vita di un monaco zen
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