D – Potresti ampliare il punto del lasciar andare i pensieri che sorgono quando siamo in meditazione?
R – Non penso che possiamo ‘lasciar andare’, credo piuttosto che esauriamo semplicemente le cose. Forzando la mente a fare una certa cosa, ricadiamo immediatamente nel dualismo da cui stiamo cercando di liberarci. Il modo migliore per lasciar andare è notare i pensieri che si affacciano e riconoscerli: ‘D’accordo, di nuovo questo pensiero’. Poi, senza giudicare, ritornare alla vivida esperienza del momento presente.
Siate pazienti. Può darsi che dobbiamo ripetere il procedimento migliaia di volte, ma il punto della pratica è ritornare ogni volta al presente: di nuovo, di nuovo e ancora di nuovo. Non andate in cerca di luoghi meravigliosi in cui i pensieri non si producono. Poiché, di fatto, i pensieri non sono reali, a un certo punto si affievoliscono e diventano meno coercitivi. Scopriremo che, vedendone l’irrealtà, tendono a scomparire per alcuni periodi. Col tempo avvizziscono da sé, mentre noi quasi non capiamo come sia successo. I pensieri sono autodifese. Nessuno, in fondo, vuole abbandonarli: costituiscono il nostro oggetto di attaccamento. Il modo di percepirne l’irrealtà consiste nel lasciar scorrere il film. Dopo averlo visto cinquecento volte, qualunque film diventa mortalmente noioso.
I pensieri sono di due tipi. Non c’è niente di sbagliato in ciò che chiamo ‘pensiero tecnico’, quello che usiamo per camminare fino all’angolo della strada, per cuocere una torta o risolvere un problema di fisica È un buon uso della mente. Qui non c’entra la realtà o l’irrealtà: è così e basta. Ma le opinioni, i giudizi, i ricordi, i sogni sul futuro… cioè il novanta per cento dei pensieri che ci vorticano in testa, non hanno alcuna realtà. Dalla nascita alla morte, a meno che non ci risvegliamo, sperperiamo la vita in questi pensieri. L’aspetto raccapricciante della seduta (davvero raccapricciante, credetemi) è assistere a quello che avviene nella nostra testa. È un brutto colpo per chiunque. Ci scopriamo violenti, prevenuti ed egoisti. E siamo così perché il falso pensiero su cui si basa la vita condizionata ha prodotto questa modalità. L’uomo è fondamentalmente buono, amorevole e compassionevole, ma ci vuole un faticoso lavoro di scavo per dissotterrare il gioiello sepolto.
[ Da: Charlotte Joko Beck, “Zen quotidiano“ ]
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– https://en.wikipedia.org/wiki/Joko_Beck