Lo Zen risale all’esperienza del Buddha Shakyamuni che realizzò il risveglio nella postura di dhyana (zazen), in India nel VI° secolo a.C. Questa esperienza si è poi trasmessa in modo ininterrotto, da maestro a discepolo, formando così la linea dello Zen. Dopo una diffusione di circa mille anni in India, il monaco Bodhidharma portò questo insegnamento in Cina, nel V° secolo d.C. Lo Zen sotto il nome di Ch’an, conobbe allora una grande diffusione in quel paese, trovandovi terreno fertile al suo sviluppo. E’ soprattutto in questo periodo che lo Zen affermò la sua originalità e la purezza della sua pratica. Nel XIII° secolo, il monaco giapponese Dogen, dopo un soggiorno in Cina, portò lo Zen in Giappone. Fondatore della scuola Zen Soto il Maestro Dogen è considerato il più grande filosofo del buddhismo (con Nagarjuna in India nel III° secolo). Lo Zen influenzerà profondamente tutta la cultura giapponese; più di 20.000 templi testimoniano oggi questa diffusione. Nel XX° secolo, l’Occidente cominciò a interessarsi all’aspetto filosofico dello Zen, mentre nella stessa epoca, in Giappone, il Maestro Kodo Sawaki dava un nuovo impulso alla pratica assai indebolita. Alla morte di Kodo Sawaki, il suo successore, Taisen Deshimaru, andò in Francia a portare all’Occidente l’essenza di questo insegnamento, come Bodhidharma si recò in Cina mille e cinquecento anni prima.
Il Maestro Taisen Deshimaru
Il Maestro Deshimaru è stato il discepolo, poi il successore del Maestro Kodo Sawaki, che ha provocato un vero rinascimento dello Zen in Giappone nella prima metà di questo secolo. Il suo arrivo in Francia fu una grande opportunità per gli Europei, che non conoscevano affatto lo Zen salvo che per i libri. Essi poterono avvicinare, sotto la sua direzione, la vera pratica che gli era fino allora sconosciuta.
Durante i quindici anni in cui ha vissuto a Parigi, il Maestro Taisen Deshimaru creò un centinaio di dojo e gruppi di zazen ripartiti sui quattro continenti e fondò il primo grande tempio d’Occidente alla Gendronnière (vicino a Blois), e così pure l’Association Zen Internationale. Con l’aiuto dei suoi discepoli, pubblicò numerosi libri e diverse pubblicazioni periodiche. Stabilì anche eccellenti rapporti con scienziati, artisti, terapeuti di ogni paese e contribuì molto all’avvicinamento Oriente-Occidente, che considerava una delle grande speranze della nostra epoca; con l’introduzione dello Zen nella nostra civilizzazione, sperava di aiutare l’umanità a superare la crisi che attraversa.
Taisen Deshimaru è deceduto il 30 Aprile 1982, lasciando ai suoi discepoli l’essenza del suo insegnamento e la missione di trasmettere a loro volta la pratica dello Zen. Niwa Renpo Zenji, che è stato superiore del tempio di Eihei-ji, in Giappone, fondato nel XIII° secolo dal Maestro Dogen, autentificò questa missione rimettendo, nel 1984, il certificato della trasmissione a parecchi discepoli anziani del Maestro Deshimaru.
Lo Zen in Europa
Al momento della cerimonia di trasmissione del Dharma, al tempio della Gendronnière, nell’agosto 1984, Niwa Zenji ha dichiarato: “Zazen è iniziato con il Buddha Shakyamuni in India. Ha continuato in Cina, da Bodhidharma a Tendo Nyojo. In seguito è stato trasmesso in Giappone da Dogen Zenji ed in Francia da Mokudo Taisen Zenji. Il Maestro Deshimaru aveva un gran numero di discepoli. Tra questi grandi discepoli ce ne sono tre a cui ho dato la mia trasmissione. Sono Etienne Zeisler, Senku Mokusho, Stèphane Thibaut, Taigen Kosen e Roland Rech, Taisan Yuno. E’ per me un grande onore ed un avvenimento molto felice. Così ve ne prego, praticate con forza, continuate zazen al di là della vostra coscienza ed al di là del mondo sociale. Questo è il mio augurio.”
Sesshin
Dalle origini dello Zen, dall’epoca del Buddha Shakyamuni, le sesshin sono il cuore della pratica dello Zen.
Sesshin vuol dire diventare intimi con se stessi, con il proprio corpo e il proprio spirito, abbandonare il proprio egoismo e armonizzarsi con gli altri, con la natura, con l’ordine cosmico.
Durante le sesshin, la cui durata varia da uno a più giorni, i partecipanti si concentrano su zazen, la pratica nel dojo, così come sul samu, lavoro manuale collettivo. Ogni azione della vita quotidiana è la continuazione di zazen. Partecipando alle sesshin si può realizzare nella nostra vita di tutti i giorni l’autentica pratica dello Zen.
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