I movimenti simili ad onde (Vritti) nella nostra consapevolezza persistono fino a quando gli impulsi subliminali (Vasana) li mantengono in movimento. Quando le forze che muovono gli impulsi subliminali cessano di esistere e rimaniamo vigili, la nostra consapevolezza è chiara. Ci sono due modi per chiarire la consapevolezza:
1) La concentrazione su un oggetto scelto.
2) Il distacco spassionato, ossia non emotivo, che ci permette di non prestare attenzione alle condizioni che potrebbero distrarre la nostra attenzione.
Il distacco che prevale quando siamo stabilizzati nella consapevolezza del Sé è superiore, perché non richiede sforzo. Quando la realizzazione del Sé è costante, né le influenze subliminali, né le influenze delle forze cosmiche possono disturbare la nostra pace dell’anima.
Le forze nella natura (nel corpo e nella mente) vengono regolate da tre attributi costituenti: Sattva, Rajas e Tamas.
Agli Yogi si suggerisce di superare le influenze tamasiche (pesanti, annebbianti), impegnandosi in azioni costruttive. Quando non stiamo meditando, le nostre azioni dovrebbero essere decise e con uno scopo. Quando stiamo meditando, si possono utilizzare la preghiera o la pratica di una tecnica efficace di meditazione. Quando le influenze tamasiche sono state superate con azioni rajasiche, si può permettere alle influenze sattviche (illuminanti e rivelanti) di prevalere. Alla fine anche le influenze del Sattva guna vengono trascese. Quando siamo stabilizzati nella realizzazione del Sé, siamo impervi alle condizioni esterne.
Se, dopo la meditazione, ritorniamo a stati ordinari di consapevolezza (condizionati), le influenze problematiche si possono trascendere scegliendo di essere distaccati da essi. Per fare questa cosa è utile discernere tra noi stessi come creature di pura coscienza, gli stati ordinari di consapevolezza e le condizioni esterne.
A quel punto possiamo pensare, sentire e agire in modo libero, piuttosto di essere influenzati da ciò che non siamo.
L’importanza della devozione ad un sentiero spirituale, dimostrata da azioni costruttive.
La devozione è un’attrazione ardente, una lealtà o una fedeltà all’oggetto del nostro ossequio. Quando siamo devoti ad una causa giusta, le nostre azioni e le nostre attenzioni sono coinvolte con essa. Quando siamo devoti alla pratica spirituale, la nostra partecipazione è fervente e persistente.
Quando siamo devoti all’ideale della realizzazione del Sé e di Dio, la dimostrazione veloce di quell’ideale è di importanza primaria.
Quanto siamo devoti sul sentiero spirituale?
È facile conoscere la risposta:
– A che cosa pensiamo la maggior parte delle volte?
– Verso che scopi sono abitualmente dirette le nostre azioni?
– Come utilizziamo conoscenze, tempo e risorse?
– Quanto siamo attenti al vivere completo, alla condotta ideale e appropriata, allo studio dei principi metafisici e alla pratica regolare della meditazione supercosciente?
– Vogliamo realizzare Dio è il Sé in questa incarnazione?
– I nostri pensieri e le azioni che compiamo confermano sempre questa intenzione?
È facile parlare del discepolato (la dedizione ad imparare e a dimostrare in modo veloce il nostro potenziale innato). Ciò che è più importante è vivere nel modo giusto in modo che la crescita spirituale si possa manifestare naturalmente.
La pratica completa del Kriya Yoga rimuove tutti gli ostacoli fisici e mentali alla realizzazione di Dio (Yoga Sutra 2:2). Per ricordare come vivere e come praticare la meditazione leggi il secondo capitolo degli Yoga Sutra per determinare se la tua pratica del Kriya Yoga è completa.
Le nostre azioni costruttive (Kriya) non fanno manifestare la crescita spirituale. Permettono alla stessa di manifestarsi naturalmente eliminando le condizioni che la limitano (…).
Roy Eugene Davis
– Roy Eugene Davis (amazon)
– Roy Eugene Davis (macrolibrarsi)
– https://it.wikipedia.org/wiki/Roy_Eugene_Davis
– Center for Spiritual Awareness (pagina in italiano)
– https://www.kriyayoga.it/it/
– Fonte: Furio Sclano