Un esercizio yoga da eseguire prima della meditazione, ma che già di per sé è un’ottima performance meditativa.
«Il grado di rilassamento che la tecnica Yoga qui trattata produce, è notevole. Finalmente i muscoli della nuca e del collo si sciolgono; ci sentiamo liberi e flessibili.
Sediamoci su una sedia badando solamente di avere la spina dorsale diritta, poi poniamo la testa in equilibrio in cima alla colonna vertebrale. Ed ora facciamo un test: volgiamo la testa verso destra per spingere il mento il più lontano possibile verso la spalla, come se volessimo poggiare il mento sopra la spalla destra. Quando saremo giunti alla fine del movimento, osserviamo il punto fin dove siamo arrivati e memorizziamolo. Poi passiamo ad applicare la tecnica Yoga dell’Ultra Rallentamento.
Teniamo gli occhi chiusi e, come nel test appena effettuato, cominciamo a girare la testa verso destra. Questa volta però, eseguiamo il movimento ad una velocità esasperantemente lenta; la rotazione deve avvenire in maniera continua e fluida ma così lentamente che per arrivare alla massima torsione possibile del collo, ci deve volere almeno un minuto e anche più.
Ora, per verificare cosa è cambiato, apriamo gli occhi e vediamo fin dove siamo arrivati con il mento. Assai probabilmente abbiamo fatto molta più strada che nel test iniziale; abbiamo già sciolto una buona parte della muscolatura che inconsapevolmente tenevamo contratta. Comunque, l’esercizio non è finito. Adesso riportiamo la testa verso il centro e poi verso la spalla sinistra, senza alcuna pausa e sempre con un movimento ultra-rallentato. Infine, torniamo ad allineare il viso al centro. Per completare l’intero esercizio sono necessari almeno quattro minuti ed è importante che la respirazione sia lunga e profonda.
Il bello di questa tecnica è che, dopo le prime esecuzioni, eseguite impartendo alla propria muscolatura il comando di muoversi lentamente, si scopre un fenomeno molto particolare: si ha la sensazione che la testa ruoti da sola, senza che noi facciamo alcuno sforzo per muoverla e come semplici spettatori, restiamo immobili ad osservare la progressione del movimento. Ecco che qui si apre un’altro capitolo, molto più profondo ed intrigante. Chi è che osserva e chi è che è osservato?»