Nelle cerchie letterarie e religiose oggi si pensa spesso che il conflitto fra scienza e fede appartenga al passato.
C’è persino qualche scienziato piuttosto portato dal suo desiderio a pensare che, con l’abbandono da parte della fisica moderna del rozzo materialismo atomistico, siano stati rimossi i principali motivi di questo conflitto. Ma le cose non stanno affatto così.
Nella maggior parte dei nostri maggiori centri di cultura coloro che si dedicano allo studio di tutte le implicazioni della scienza e dei suoi metodi sono più che mai lontani da ciò che essi intendono per punto di vista religioso. Certo, la fisica nucleare e la relatività si sono sbarazzate del vecchio materialismo, ma ci danno ora una visione dell’universo in cui c’è anche meno posto per idee di una qualsivoglia finalità o intenzionalità assoluta.
Lo scienziato moderno non è tanto ingenuo da negare Dio perché non lo si può scoprire col telescopio, o l’anima perché non la si può mettere a nudo col bisturi. Si è limitato a osservare che l’idea di Dio non ha una necessità logica. Dubita persino che essa abbia qualche significato. Essa non lo aiuta a spiegare nulla che egli non riesca a spiegare in qualche altro modo, più semplice. Secondo il suo ragionamento, dire che tutto ciò che accade è soggetto alla provvidenza e al controllo di Dio equivale di fatto a non dire nulla. Dire che tutto è retto e creato da Dio è come dire: “Tutto succede”, il che non significa assolutamente nulla. È una nozione che non ci aiuta a fare previsioni verificabili e che pertanto, dal punto di vista scientifico, non ha alcun valore.
Sotto questo profilo può darsi che gli scienziati abbiano ragione. Oppure che abbiano torto.
(Da: “La saggezza del dubbio”, Alan W. Watts)
– Alan W. Watts – Macrolibrarsi.it
– Alan Watts – Amazon
– https://it.wikipedia.org/wiki/Alan_Watts
– Fonte