Brano tratto dallo Zhuang-zi, uno dei testi classici del Taoismo:
“«L’uomo perfetto è senza io, l’uomo ispirato è senza opera, l’uomo santo non lascia nome». […]
La grande intelligenza abbraccia, la piccola discrimina […].
Come ha potuto il Tao oscurarsi al punto che vi debba essere distinzione tra il vero e il falso? Come ha potuto la parola offuscarsi al punto che vi debba essere distinzione tra l’affermazione e la negazione? […] Il Tao è offuscato dalla parzialità. La parola è offuscata dall’eloquenza. […]
Che l’altro e se stesso cessino di opporsi, questo è il perno del Tao. […]
È camminando che si traccia la via; è nominandole che le cose sono. […] Ogni cosa ha la sua verità; ogni cosa ha la sua possibilità. […]
È così che lo stelo sottile e il grosso pilastro, la brutta donna o la bellissima Xi-shi, il grande e lo straordinario, l’astuzia e la mostruosità, si riassorbono tutti nell’unità del Tao. […]
La comprensione conduce all’unità […].
Compiere senza sapere perché, ecco il Tao”