Essi (gli antichi saggi) riconobbero che per realizzare il proprio “Sé” e quindi raggiungere la Divinità, è necessario conoscere il significato delle parole e come metterle in pratica.
Nei versi che si sono recitati, gli antichi Rishis consideravano Dio come (guru) e il (guru) come Dio.
È un’illusione dell’uomo di oggi il credere che il “Brahmananda” o il più alto stato di illuminazione spirituale, sia un luogo al di fuori di lui. Coloro i quali hanno investigato in profondità questo problema ebbero il sentimento che la creazione stessa era “Brahmananda Swarupa” o la forma del “Brahmananda”.
Una persona cieca che nasce in questo mondo e vive in esso non sarà mai in grado di vederlo. Il “Sadhaka” che è nato in questo mondo, che ricerca il principio di Brahma (Brahmathatwa) e che vuole che i suoi pensieri dimorino in esso e non riesce nell’impresa è paragonabile a quel cieco.
Possiamo dare molti nomi e significati alla parola “Brahmananda”: posizioni sociali, ricchezza, fama, onore, piaceri materiali, agi, erudizione, completa conoscenza delle proprie capacità, tutto ciò è certamente “ananda” o gioia ma è qualcosa che appartiene all’uomo come tale.
In altre parole esistono vari tipi di ananda o beatitudine o gioia e quelle di cui abbiamo parlato prima, sono chiamate “manushiananda”.
Vi è una gradazione di ananda che partendo da quest’ultima arriva al “Brahmananda”.
Persino il ‘Sat Cit Ananda’ è migliaia di volte più piccola del “Brahmananda”.Vi è perciò un’enorme distanza dal primo e più basso tipo di ananda e l’ultimo tipo che si chiama: “Hiranyagarbaananda”.
A seconda della struttura della vostra mente e di come opera voi vi collocherete ad un certo punto di quella scala anche se poi credete di essere in “Brahmananda” (la felicità che appartiene alla sfera fisica).
Si dice che questa “Brahmananda” abbia la sua propria forma o “Sathswarupa”.
Che cos’è questa forma?
Nello stato di veglia voi conoscete tutto ciò che è intorno a voi e questa consapevolezza è “Sathswarupa”.
La realizzazione del “Sé” che si ottiene nello stato di veglia è “Akshara” che é il “Pranava” e che a sua volta è “Brahman”.
“L’Uno è divenuto i molti ed i saggi ne parlano in modi differenti”. Quando l’Ego svanisce potrete esperimentare l’ananda.
La forma vera di “Brahmananda” è quando non si dà spazio all’Ego. L’Ego significa distinzione, divisione.
Quando affermate non esserci questo “Ego” allora esiste il Vedanta.
L'”Io” vuol dire dualismo e lo stato in cui non esiste l’Ego é il non dualismo o “Advaita”. Il dualismo o “Dvaita” è “Kshara” (il cambiamento) mentre l'”Advaita” é “Akshara” (Non cambiamento).
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