È troppo facile credere, o anche sostenere, che gli altri dovrebbero comportarsi proprio come vogliamo, che dovrebbero ricercare stili di vita e fonti di felicità esattamente nei modi che riteniamo appropriati. Se la pensate così, non c’è da meravigliarsi se ritenete difficile essere felici a causa del numero infinito di persone che non potete controllare. Può capitare di sentirsi scontenti e delusi dagli altri, in quanto essi si occupano semplicemente di vivere la loro vita.
Essere non giudicanti significa avere una mente elastica e la capacità di lasciar andare l’attaccamento a ciò che ci sembra giusto. Vi è mai successo di offrire un consiglio a qualcuno o di esprimere un’opinione che in seguito si è dimostrata totalmente sbagliata? Per esempio, qualcuno che conoscete sta per andare in vacanza in un certo luogo, nel quale vi siete trovati male. Gli dite: “Non andarci. È scomodo, il tempo è cattivo, le persone non sono gentili, se ci andrai finirai con l’avvilirti!”.
Ma questa persona ci va comunque e si diverte moltissimo. Siete capaci di lasciar andare il fatto di aver dato un consiglio del tutto errato e dire semplicemente: “Sono contento che ti sia divertito”? Quante volte sbagliamo? Forse più volte in un solo giorno! E se vediamo che qualcuno ha ignorato il nostro consiglio e ne è uscito bene, siamo capaci di essere felici per lui? Riusciamo a sostenere la felicità di qualcun altro sopra la nostra stessa prosopopea?
La gioia compartecipe è non giudicante; penetra come una lama nella tendenza a obbligare il mondo ad accordarsi con il nostro punto di vista. Le persone possono scegliere di vivere in modi molto differenti da come viviamo noi, possono fare cose in modo diverso da noi, possono trovare felicità in cose che a noi non ne porterebbero un granché. Qualcuno può scegliere di vivere più comodamente, mentre noi possiamo scegliere di non farlo. Siamo capaci di lasciare che la vita degli altri sia diversa dalla nostra e sentirci felici per loro? Siamo in grado di rallegrarci se la loro felicità cresce, in qualsiasi modo ciò accada?
Naturalmente, è importante un certo discernimento: le persone possono illudersi di fare qualcosa che gli porterà felicità, quando, in realtà, stanno creando infelicità per loro stesse e per gli altri. La gioia compartecipe non significa che ogni volta che qualcuno rivela la propria contentezza, noi siamo al settimo cielo: talvolta possiamo accorgerci che, in realtà, quella persona è infelice o sta per esserlo. Ma se la gente è autenticamente contenta del proprio modo di fare o del proprio stile di vita, non c’è bisogno di imporre i nostri modelli. Se gli altri non stanno facendo del male a se stessi o agli altri, possiamo essere abbastanza generosi da provare gioia per loro? Questa è la pratica della mudita.
[ Da: Sharon Salzberg, L’arte rivoluzionaria della gioia ]
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