Io sono la Vita. Krishnamurti – maestro spirituale e di meditazione – lo disse al mondo molti anni fa. Nel 1929, libero dalla tutela della Società Teosofica, comincia a parlare per conto proprio. E ha inizio il suo lungo viaggio.
C’è una storiella di Dostojevskij sul ritorno del Cristo. Il Cristo ricompare sulla Terra. Dopo aver predicato in molti luoghi, finalmente va a Roma, dove viene invitato dal Papa. In gran segreto il Papa gli si prostra dinanzi, in adorazione, ma poi lo fa prigioniero.
«Noi ti adoriamo», gli dice il Papa «ma non vogliamo che lo si venga a sapere. Ammettiamo che tu sei il Cristo, ma se vai ancora in giro a predicare, seminerai un gran turbamento. Farai nascere dei dubbi, mentre noi abbiamo fatto di tutto per sopirli». Colui che porta la verità non ha vita facile tra gli uomini, che immediatamente vogliono imprigionarlo nella gabbia dei loro pregiudizi, dei loro dogmi, dei loro presunti ideali. Milioni di fedeli cattolici, che credono nel passato, come accoglierebbero oggi colui che dicesse: «Io sono la Via, la Verità, la Vita»? Siamo succubi del passato. Siamo schiacciati dalla parola stampata e il presente ci coglie di sorpresa, ci trova del tutto impreparati a capire ciò che per sua stessa natura è nuovo, immediato. Così, per sapere come stanno veramente le cose, ci rimettiamo al verdetto dei posteri, al giudizio del tempo; ma in questo modo ci lasciamo inesorabilmente sfuggire la verità.
Per il culto del passato siamo sempre disposti a ignorare, se non ad uccidere, il presente.
«Io sono la Vita». Krishnamurti lo disse al mondo molti anni fa.
Nel 1929, libero dalla tutela della Società Teosofica, comincia a parlare per conto proprio. E ha inizio il suo lungo viaggio: percorre tutta l’Europa e l’India. Va nell’America del Nord, nell’America Latina, in Australia.
Migliaia di persone accorrono ad ascoltarlo.
Ma le sue parole, tanto chiare e semplici, sembrano inafferrabili. Un uomo che scopra la Verità è sempre molto scomodo; la nostra mente conosce ogni genere di trucchi per schermirsi, proteggersi, difendersi.
Sentir mettere a nudo la nostra pigrizia, la nostra costante insensatezza, sentir mettere in dubbio tutto quello su cui abbiamo costruito le nostre certezze, la nostra sicurezza, il nostro benessere, è la cosa meno piacevole che ci sia. Gli chiedono: «Sei tu il Cristo, tornato sulla Terra?». Ed egli risponde: “Amici, chi pensate che io sia? Se vi dico di essere il Cristo, voi create un’altra autorità. Che cosa ha a che fare la Verità con quello che voi pensate che io sia? Voi non vi preoccupate della Verità ma del vaso che la contiene. Non volete bere l’acqua, ma vorreste sapere chi ha creato il vaso che la contiene. Amici, se io affermo di essere il Cristo e qualcun altro lo nega, voi che cosa farete? Lasciate perdere le etichette: non hanno alcun valore. Ma bevete l’acqua, se l’acqua è pura. E io vi dico che ho quest’acqua pura. Io ho il balsamo che cura e guarisce. «Voi mi chiedete: «Chi sei tu?». Io sono tutto perché io sono la Vita». Così l’acqua che egli portava cominciò a scorrere per il mondo, affinché gli uomini si svegliassero alla loro dignità, alla loro responsabilità, alla loro umanità, iniziando a capire quali abissi di violenza, di paura, di egoismo, condizionano tutta la loro vita.
Le sue parole non possono essere messe in scatola. Semplicemente e instancabilmente indicano la realtà.
Gli chiesero che relazione ci fosse tra il suo messaggio e il messaggio di Gesù Cristo.
«È molto semplice», rispose. «Io non ho alcun messaggio. Sto soltanto indicando qualcosa, e questo non è un messaggio».
«Ma perché lo fate?», insistette l’interlocutore.
«Perché lo faccio? Perché volete un messaggio? Perché volete che qualcun altro venga a darvi qualcosa, quando ogni cosa sta in voi? Guardate, voi siete il risultato di ogni genere di influenze, siete il risultato della cultura, della propaganda, e di una infinità di parole. E se sapeste come guardare, come leggere, come ascoltare, tutto sarebbe lì proprio davanti a voi. Ma vi manca l’energia, la passione, l’interesse per farlo. Così volete che qualcun altro legga il libro per voi. E questa persona la trasformate in un essere straordinario. La venerate profondamente, oppure la distruggete. Che poi è la stessa cosa. Tutto è lì, davanti a voi. Non avete bisogno di alcun messaggio». Parole come queste possono essere difficilmente accolte da chi ha paura della libertà interiore, da chi ha paura di scoprire in se stesso la verità.
(Da: La Fine Del Dolore – J. Krishnamurti – Discorsi a Saanen – 1980 – Questo libro nasce dall’ascolto diretto dei discorsi di Krishnamurti a Saanen – Brano tratto dalla prefazione di Giovanni Turchi)
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– Krishnamurti (macrolibrarsi)
– https://it.wikipedia.org/wiki/Jiddu_Krishnamurti
– Aforismi di Jiddu Krishnamurti su Meditare.it