“L’amore per l’esistenza, semplicemente […], l’amore per ciò che è – per tutto l’esistente. Il semplice fatto che qualcosa possa esistere sembra miracoloso, perché quando la coscienza risvegliata va in profondità, si rende conto di quanto l’esistenza sia fragile. […] Stiamo assistendo a un incredibile miracolo: potrebbe anche non esistere proprio niente, senza alcuna difficoltà. […] Che qualcosa possa esistere è percepito come un miracolo assoluto, e da questa percezione nasce un immenso amore, semplicemente, per tutto l’esistente. […] L’amore di cui sto parlando nasce semplicemente perché abbiamo i lacci alle scarpe o perché esistono le dita dei piedi. […]
Quando vediamo con chiarezza la nostra vera natura, sorge un paradosso: più realizziamo che non esiste un io, più siamo intimamente presenti. […]
Quando stabiliamo dei rapporti partendo dallo stato di coscienza egoico, ci muoviamo essenzialmente da un’idea, da un punto di vista, vale a dire da un conglomerato di convinzioni o ricordi. Quando invece ci muoviamo dall’innocenza, non partiamo da un’idea, un punto di vista o una convinzione. Procediamo partendo dall’innocenza stessa, che non è un concetto specifico. Non possiede un’ideologia, né una teologia, né una serie di credenze o idee. È l’unica cosa al mondo a esser sicura di non sapere cosa stia accadendo. Voglio dire che non si pone in relazione con l’esperienza attraverso il pensiero. Scavalca del tutto quest’ultimo, per rapportarsi direttamente all’esperienza, senza nessun filtro. Ed è per questo che è innocente. […]
L’innocenza […] si accosta alla percezione, guardandola molto da vicino. E scopre cos’è attraverso l’esperienza, non attraverso l’idea. È molto diverso vivere una sensazione di paura direttamente attraverso l’esperienza, invece che attraverso l’idea di paura. «Paura» è una parola che è stata tramandata per generazioni – c’è stata una trasmissione mentale da una generazione all’altra; di conseguenza, non appena sorge nella tua testa il pensiero «paura», non ha soltanto a che fare con il momento presente, ma con innumerevoli discendenze di paura.
L’innocenza non guarda attraverso il pensiero, e di conseguenza scavalca la storia. […] Non è una scelta della mente egoica. […]
È ovvio che possediamo sempre un cervello e che continuiamo a pensare, e, di conseguenza, a imparare e accumulare nuove esperienze. […] L’unica differenza è che non percepiamo attraverso questo accumulo, anche se possiamo attingervi, all’occorrenza. […]
Affinché il corpo si arrenda pienamente alla propria vera natura, dovrebbe vedere di essere il mistero in modo così profondo e totale, da spazzar via ogni immagine di sé. Se rimanesse anche soltanto un briciolo d’immagine di sé, si irrigidirebbe all’istante. Pertanto, affinché il corpo viva pienamente e consapevolmente il mistero, i suoi programmi personali devono esser cancellati. […]
La tendenza naturale di ogni cosa è giungere all’autoliberazione. […] Ma basta aggrapparsi a qualcosa, per impedire alla presa di coscienza di attuarsi. Quindi, se ti sembra di non liberarti, è perché ti stai aggrappando a qualcosa di statico, a concetti o ricordi. […] Se trattieni un’identità, un’idea, un’opinione, un giudizio, qualche riprovazione, autocommiserazione, senso di colpa, ecc., ti sarà d’intralcio”.
(Da: La danza del vuoto: Piena realizzazione del Sé – Adyashanti)
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– https://en.wikipedia.org/wiki/Adyashanti
– Fonte