… L’espressione cinese viene letteralmente tradotta con “non-agire”; ma wu wei non corrisponde ad una sorta di invito alla passività, propone piuttosto una costante attenzione al mondo circostante onde evitare interferenze con il suo inesauribile intrecciarsi di rapporti. Un’attenzione che esige la massima lucidità mentale, senza regole fisse e categorie immodificabili, stabilite secondo canoni esclusivamente umani, che ostacolino il fluire spontaneo degli eventi naturali. Come possiamo leggere nel capitolo IX dello Huai Nan Tzû, la posizione taoista sottolinea l’importanza di evitare egoistiche interferenze sul Tao, il corso naturale dell’intero universo:
«… Ciò che, a mio avviso, è da intendersi con wu wei, è che nessun pregiudizio personale (o volontà privata) interferisce con il Tao universale e che nessun desiderio e ossessione conducono fuori strada il vero corso delle tecniche. La ragione deve guidare l’azione affinché il potere possa essere esercitato in accordo con le intrinseche proprietà e le tendenze naturali delle cose…»
Nella concezione taoista del wu wei bisogna quindi scartare un’interpretazione meramente passiva dell’agire; va interpretata piuttosto come accettazione delle trasformazioni della natura, diviene dunque una forma di attività che richiede di essere ricettivi e attenti in ogni situazione.
Yin corrisponde a basare le proprie azioni sulle situazioni che cambiano, come fa il saggio taoista che si adatta alle circostanze senza ricorrere a dei fissi principi; wei invece corrisponde ad agire secondo principi inflessibili. Quest’ultimo termine è lo stesso che troviamo nella formula wu wei, di cui un’equivalente traduzione proposta dal Graham potrebbe essere “agire senza artificiosità”.
Secondo Chuang-tzû, quando un uomo aderisce fermamente alle proprie asserzioni, nonostante le situazioni cambino, e insiste sulla loro assoluta validità scontrandosi con quelle degli altri, cade nell’errore di attenersi al wei-shih; ma se cambia le sue opinioni con il mutare delle circostanze e comprende che queste possono essere ugualmente valide come non valide, pratica lo yin-shih. Quest’ultima è l’attitudine propria del Taoista, che nell’azione non distingue le alternative considerandole alla stregua di mete, non progetta il modo di conseguirle, ma reagisce di volta in volta nella piena consapevolezza della situazione, come l’ombra segue la forma e l’eco il suono.
… «Conosci il maschile ma attieniti al ruolo del femminile e sii la gola dell’impero. Se sei la gola dell’impero, la costante virtù non ti abbandonerà e tornerai ad essere nuovamente un bambino…»
Conoscere il maschile e attenersi al femminile significa riuscire a mantenere in accordo l’aspetto Yin e quello Yang; l’uomo pur essendo forte deve saper condurre la vita con umiltà ed evitare di agire con violenza, solo così può ritornare all’originario stato del neonato che vive in perfetta armonia con la natura:
«Chi possiede la virtù è come un bambino appena nato: gli insetti velenosi non lo pungono; gli animali feroci non lo predano; gli uccelli rapaci non lo afferrano al volo. Le sue ossa sono delicate e i suoi tendini flessibili, eppure la sua presa è salda.
Non conosce l’unione del maschio e della femmina, eppure il suo organo sessuale conosce lo stimolo: questo perché la sua virilità è al suo culmine. Urla tutto il giorno eppure non diviene rauco: questo perché la sua armonia è al suo culmine…»
… L’uomo dovrebbe perciò tendere a riacquistare la dimensione del bambino, che il saggio è in grado di conservare astenendosi da qualsiasi azione guidata da regole artificiose, tali perché unicamente fondate su principi umani che non rispettano lo stretto legame dell’uomo con il corso naturale dei fenomeni.
… «La somma benevolenza è come l’acqua. La benevolenza dell’acqua è di recare beneficio a tutte le cose senza contesa. Sta nei posti che l’uomo disprezza.
Perciò è così vicina al Tao…»
… «La cosa più sottomessa al mondo può sopraffare la più dura al mondo, quel che non ha sostanza penetra in quel che non ha fessure. Da ciò conosco il beneficio dell’attenersi al non-agire. L’insegnamento che non usa parole, il beneficio dell’attenersi al non-agire, questi, al di sopra della comprensione di tutti, sono solo per pochi al mondo»
L’arrendevolezza, yang, è dunque la qualità, propria dell’acqua e di tutto ciò che viene associato al femminile …
… Non si tratta perciò di subire con inerzia, ma piuttosto di rispettare gli eventi senza aggredirli e di conseguenza senza arrecare squilibri.
… agire in accordo con il Tao significa agire in modo armonioso, imitare dunque l’Assoluto che agisce armonizzando. La natura consiste infatti in una produzione continua di armonia e la sua caratteristica fondamentale equivale alla spontaneità, tzu jan, il naturale corso degli eventi. Se il movimento della natura è spontaneo, come la crescita di un albero e lo scorrere dell’acqua, al contrario quello dell’uomo risulta in gran parte artificioso, perché premeditato e intenzionale.
La spontaneità, a cui si dovrebbe conformare anche l’uomo, non corrisponde banalmente al piacere di fare qualsiasi cosa si desideri, consiste piuttosto nel seguire la propria natura in perfetto accordo con il cosmo..
Dal momento che la Via è neutrale, perciò priva di risvolti morali che distinguono il bene dal male in assoluto, quei canoni etici umani che l’uomo tende a proiettare su tutto perdono ogni valida consistenza..
… Il wei wu wei, tradotto sempre come l’azione della non-azione, rappresenta il paradosso centrale del Taoismo filosofico, da cui derivano gli altri: la moralità della non-moralità, la conoscenza della non-conoscenza, e così via.
… L’agire risulta senza sforzo perché l’agente coincide con l’azione stessa.
Il wei wu wei taoista è il totale rifiuto da una parte di un’azione oggettiva e dall’altra di un soggetto agente; il dualismo sorge perché l’agire tende a un risultato, alla realizzazione di uno scopo che si ha in mente. L’unica via per trascendere il dualismo del sé e dell’altro è di agire senza intenzionalità, senza l’attaccamento a un fine progettato. Svanisce allora quella frattura tra la mente che si prefigge una meta e il corpo utilizzato per ottenere quel risultato.
… la mente, hsin, termine che in cinese letteralmente significa cuore e che nell’antica Cina indicava l’organo di pensiero, deve essere perciò sgombra da qualsiasi interferenza che ne oscuri la lucidità..
«… L’uomo sommo usa la mente come uno specchio; non accompagna le cose come vanno o le accoglie come vengono, egli reagisce e non trattiene. Perciò è in grado di conquistare le cose senza patire una ferita…»
L’uomo sommo è il saggio, la cui mente riflette come uno specchio la situazione che si presenta di volta in volta senza trattenere le valutazioni che confondono la chiarezza di visione.
… Il “dimenticare” o il “purificare la mente”, renderla limpida come uno specchio, sono il solo mezzo attraverso cui si possa realizzare il wu wei, e così conformare se stessi alla spontaneità del Tao..
… «…Così è detto del saggio: nella sua vita procede con il Cielo, nella sua morte si trasforma con le altre cose. Nella calma condivide il Potere di Yin, nel moto condivide l’impulso di Yang. Non si muove per primo per trarre vantaggio, non prende precauzioni per evitare guai: solo se stimolato reagisce, solo se spinto si muove, solo se è inevitabile si erge. Rifiutando la sapienza degli antichi, prende a modello il Cielo…»
… Il rispettare le cose nella loro obiettività implica che la mente sia limpida come uno specchio, quindi neutrale e sgombra da valutazioni morali.
… Possiamo definire l’arte di vivere taoista come una sensibilità massimamente intelligente, che sarebbe indebolita dall’analizzare e dal porre alternative, in particolare nel caso di pratiche fisiche; se il funambolo per esempio si chiedesse in continuazione dove muovere il passo successivo alla fine cadrebbe dalla fune.
Il problema sorge quando prevale la dicotomia tra il soggetto e l’oggetto, allora l’agente comincia a porre le alternative e a chiedersi quale potrebbe essere la soluzione migliore; in questo modo non fa altro che disperdersi in innumerevoli direzioni con il rischio di non riuscire più ad individuare la giusta via.
Il segreto degli artigiani del Chuang Tzû è di non trattenere alcuna regola imparata da apprendista come qualcosa di separato a cui si debba tendere -subentra in tal caso l’intenzionalità e lo sforzo di raggiungere un fine prefissato- ma di fare attenzione all’intera situazione e reagire affidandosi a una pratica che non si esaurisce nelle parole ma che richiede la massima concentrazione per lasciare interagire costantemente il piano interiore con l’esteriore.
L’errore fondamentale è quello di farsi distrarre dai pensieri che oscurano lo specchio della mente; ma essere senza pensieri non significa essere sbadati, al contrario corrisponde al più alto grado di concentrazione. .. In realtà le alternative non esistono, perché si escludono l’una con l’altra; si realizza unicamente l’inevitabile, nel senso che, se gli elementi di ogni fenomeno vengono ordinati secondo le loro interazioni e interrelazioni, il movimento dell’azione non può che risultare spontaneo e naturale.
… riflettendo qualsiasi situazione con perfetta chiarezza si può reagire in modo automatico in una sola direzione. Il Tao non è quel che l’uomo desidera egoisticamente ma il corso in cui si trova anch’egli a scorrere, e se rispetta l’evolversi naturale non ha alcun bisogno di pensare a cosa deve fare, piuttosto si lascia agire da atti spontanei ..: «reagire con consapevolezza».
… L’azione risulta spontanea ed efficace soltanto se è presente quell’assenza di scopi che si traduce in vuoto. Il vuoto è infatti una delle condizioni necessarie per poter praticare il wu wei; lasciare agire il vuoto significa purificare lo specchio della mente da tutte le motivazioni intenzionali che mirano sempre all’ottenimento di qualcosa. Nel momento in cui svanisce l’idea di ottenere e si realizza un vuoto di finalità, l’intervento di chi agisce è minimo e senza tensioni che sbilancino l’esecuzione.
… Proprio come fa il cuoco Ting, il quale primeggia nella sua arte perché sa sfruttare il vuoto; la carne si separa senza difficoltà quando muove la mannaia attraverso i suoi interstizi, ed è come se non agisse, visto che il filo della lama resta sempre affilato.
… Notiamo che è attraverso la presenza del vuoto che le cose concrete soddisfano la ragione del loro essere; la possibilità di utilizzarle deriva massimamente dal loro non-essere, dal loro vuoto; Essere e Non-Essere, yu e wu, sono in costante relazione.
… La pratica del wu wei, l’agire che ottiene il massimo effetto attraverso il minimo intervento sul corso naturale degli eventi, viene applicata dai Taoisti non ultimo nel modo di condurre la comunità umana; anche se non si può propriamente parlare di politica perché il Taoismo si è sempre contrapposto ad un governo autoritario, tanto da inclinare all’anarchismo.
… La società ideale si ispira a un tipo di vita molto semplice, in cui il saggio dà l’esempio senza regole prestabilite e incoraggia le inclinazioni spontanee invece di soffocarle attraverso convenzioni forzate.
… Il compito del saggio taoista, in quanto governante, è dunque di assicurare al popolo i bisogni primari, vale a dire il nutrimento che ne riempie il ventre, e soprattutto di distoglierlo da tutti quei desideri egoistici che gli impediscono di vivere in accordo con il Tao. “Svuotare le menti” non significa mantenere il popolo ignorante per poterlo manovrare, è semmai da ricondurre al concetto della mente limpida come uno specchio.
… L’intervento del saggio viene qui ridotto al minimo. .. Per organizzare una comunità in armonia con il cosmo intero, bisogna attenersi alle inclinazioni naturali che si correlano spontaneamente:
«…Chiunque agisca manda in rovina.
Chiunque trattenga perde.
Perciò il saggio:
non agisce e nulla rovina,
non trattiene e nulla perde.
… Perciò il saggio:
… Non desidera i beni che sono difficili da ottenere.
Impara ciò che non è erudizione.
Ritorna su quel che la moltitudine ignora.»
… Il Taoismo ci mostra poi come sia possibile derivare un’intera filosofia di vita da un singolo imperativo: quello di rispecchiare le cose come sono obiettivamente e non come si vorrebbe che fossero.
… per i filosofi taoisti non sussiste alcuna dualità assoluta tra il soggetto e l’oggetto: nessuna parte di una dicotomia appare totalmente vera, in quanto, per sussistere, si relaziona di fatto a quella ad essa opposta.
… La spontaneità del Taoismo .. non va semplicemente identificata con l’abbandono a qualsiasi istinto che potrebbe interferire con la tendenza naturale, ma coincide con la pratica del non-agire, con l’azione in armonia con i processi cosmici che si realizza solo nella piena consapevolezza di ogni mutevole situazione. Ecco che risulta del tutto inutile l’operazione di stabilire delle regole di condotta da assumere e poi applicare, ciò non farebbe altro che provocare azioni forzate e acuire quella frattura tra soggetto e oggetto all’origine di squilibri.
L’idealizzazione taoista di una spontaneità priva di interferenze da parte del controllo razionale si trasforma, in termini politici, nella fiducia in forze spontaneamente coesive all’interno della società, piuttosto che in un ordine deliberatamente imposto dall’alto. La figura del principe saggio del Tao Tê Ching diviene quella di un soggetto consapevole dell’inutilità di controllare la comunità: il suo compito è di cogliere i momenti e i punti cruciali per esercitare la minima pressione ottenendo i massimi effetti.
Nel Chuang Tzû è più che mai imperante l’aspirazione di tornare a quella comunità ideale dell’età dell’oro in cui si viveva in spontanea unità senza alcun bisogno di leggi e sovrani. Tutto ciò risulta realizzabile solamente a patto che ciascun uomo pratichi il wu-wei, il principio taoista d’azione per cui non si pongono scelte intenzionali in vista di scopi, ma ogni azione rientra nei processi naturali del cosmo. … Il wu wei equivale quindi alla capacità di vivere in accordo con il Tao.