Tutto ciò che facciamo in modo disinteressato, senza un tornaconto e col solo obiettivo di far stare bene qualcun altro è gentilezza.
Può assumere varie sfumature, a cui diamo nomi diversi. A volte è l’altruismo, altre la compassione, spesso l’empatia, la gratitudine, la generosità.
Tutte forme diverse di uno stesso sentimento di amore verso gli altri, che ci spinge a compiere delle azioni per il piacere di farlo, senza chiedere nulla in cambio.
Lo facciamo tutti, anche quando ci sembra di essere troppo presi dai nostri bisogni per prestare attenzione a quelli degli altri.
Lo facciamo a piccole dosi, in eventi trascurabili della nostra giornata, eppure più spesso di quanto non appaia a noi stessi. E ogni volta c’è qualcuno che sorride per quella nostra generosità, qualcuno a cui abbiamo fatto del bene o a cui abbiamo trasmesso un’emozione positiva senza aspettarci alcuna contropartita.
È un tratto profondo dell’essere umano, utile all’evoluzione perché favorisce la creazione di legami sociali e spinge alla collaborazione, rendendo gli individui più disponibili a cedere un pezzo del loro egoismo per costruire qualcosa insieme agli altri.
Dai piccoli gesti alle grandi iniziative di solidarietà, la gentilezza è il modo migliore che abbiamo per entrare in relazione con gli altri, per comunicare, per risolvere problemi e realizzare obiettivi. Ed è un concetto ampio, come dicevamo, che include in sé tante sfumature ma parte dallo stesso spontaneo desiderio di volere il bene degli altri, sia delle persone che conosciamo, sia degli estranei, per un moto istintivo che viene dalla nostra umanità più profonda.
Tutto l’insieme di valori e strumenti che presentiamo in questo libro come strategie per proteggere la salute e favorire la longevità può essere racchiuso entro il concetto di gentilezza, anzi di “biologia della gentilezza”.
Perché si tratta di un patrimonio di risorse pratiche che chiamano in causa il nostro profondo sentire, sfuggente come lo sono le emozioni, ma che è in grado di soddisfare allo stesso tempo anche il mio bisogno, in quanto scienziata, di prove tangibili, di dati clinicamente rilevanti e solidi, di numeri e percentuali credibili.
La gentilezza, con tutte le sue declinazioni, si dimostra scientificamente valida come strumento di prevenzione, come supporto alle terapie, come veicolo di salute fisica e mentale.
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