Significati della parola Dharma.
Dharma è un termine sanscrito che presso le filosofie orientali riveste numerosi significati. Può essere tradotto come Legge, Legge cosmica, Legge Naturale, oppure il modo in cui le cose sono. I Cinesi chiamavano questa legge “Tao”. Vivendo in accordo con questa Legge, è possibile porre fine alla sofferenza dovuta al ciclo delle nascite e delle morti (Samsara). Poiché tutte le azioni (Karma) producono frutti (alcuni piacevoli e altri spiacevoli, a seconda del tipo di azione), l’unico modo per ottenere la Liberazione è attenersi all’Ordine Universale, e vivere in armonia con esso, senza attaccarsi ai conseguenti risultati piacevoli delle azioni virtuose, in modo che esse conducano gradualmente alla Liberazione.
Nel Buddhismo, Dharma indica gli insegnamenti del Buddha sull’origine del dukkha (la sofferenza) o la pratica di tali insegnamenti, e di conseguenza il Buddhismo stesso. Il Dharma è una legge universale che regola il funzionamento del mondo, e che il Buddhismo s’impegna a trasmettere e spiegare, sin dal primo discorso pubblico del Buddha (Dharmaçakrapravartana). Il Dharma è simboleggiato da una ruota, il dharmaçakra.
– Da: it.wikipedia.org/wiki/Dharma
Dharma, una parola sanscrita per la quale non c’è un adeguato equivalente in italiano, si riferisce alla comprensione e al comportamento che portano all’estinzione della sofferenza, della sua causa e all’esperienza di un durevole stato di felicità e appagamento. Shantideva, un saggio buddista indiano del settimo secolo e.V., scrive: «Anche se vogliamo sfuggire alla sofferenza, in realtà le corriamo incontro. Pur desiderando la felicità, a causa dell’illusione, calpestiamo la nostra propria felicità come se fosse un nemico». Desideriamo la felicità, tuttavia sovente non riusciamo a riconoscerne la fonte. Vogliamo essere liberi dalla sofferenza, dalla frustrazione e dal dolore, ma non identifichiamo correttamente le cause della nostra infelicità. Così, pur desiderando di essere liberi dal male, gli corriamo incontro, distruggendo in questo modo ogni causa di felicità che potremmo avere.
(B. Alan Wallace, in Tibetan Buddhism from the Ground Up)
Il Dharma possiede due aspetti: il “Dharma dell’esposizione” e il “Dharma della realizzazione”.
Il Dharma dell’esposizione consiste negli insegnamenti, sutra e tantra, del Buddha e dei grandi maestri che lo hanno seguito.
Il Buddha ha dato ai suoi discepoli l’indicazione: “Se fai questo, otterrai questo risultato”: tutto ciò è chiamato Dharma dell’esposizione, perchè espone una via, una guida, una spiegazione. È come una mappa, una carta stradale.
Ma non è il Dharma vero e proprio: il Dharma vero e proprio è l’esperienza diretta, la realizzazione.
C’è una grande differenza fra il parlare di qualcosa e fare esperienza diretta di quella cosa. Il Dharma della realizzazione dipende, probabilmente, dal Dharma dell’esposizione, ma quest’ultimo non rappresenta la totalità del Dharma.
Se ascoltiamo gli insegnamenti, li comprendiamo e li mettiamo in pratica, alla fine ne faremo esperienza diretta, e quello è il Dharma vero e proprio che ci trasforma.
Il Dharma dell’esposizione, da solo, non è capace di trasformarci; e, se non attraversiamo un processo di trasformazione, non stiamo veramente praticando il Dharma.
(Ringu Tulku Rinpoche – Tradotto da Italo Choni Dorje)
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