Matteo descrive il Regno di Dio come fosse un minuscolo granello di senape. Ciò significa che il seme del Regno di Dio è dentro di noi. Se sappiamo come piantarlo nel terreno umido delle nostre vite quotidiane, quel seme crescerà e diverrà un grande arbusto su cui molti uccelli potranno trovare rifugio.
Non dobbiamo morire per giungere alle porte del Paradiso. Dobbiamo invece vivere veramente. La pratica consiste nello stare in profondo contatto con la vita, in modo tale che il Regno di Dio divenga una realtà. Non è questione di devozione, si tratta di una questione di pratica…
Il Regno di Dio è a disposizione, qui e ora. Numerosi passi dei vangeli confortano questa visione. Leggiamo nel Padre Nostro che non andiamo nel Regno di Dio, ma che è il Regno di Dio a venire da noi: “Venga il Tuo regno…..”.
Gesù disse: “Io sono la porta”. Egli descrive Se stesso come la porta della salvezza e della vita eterna, la porta del Regno di Dio. Poiché Dio il Figlio è fatto dell’energia dello Spirito Santo, è per noi la porta d’ingresso al Regno di Dio.
Anche il Buddha viene descritto come una porta, un maestro che ci mostra la via in questa vita. Nel buddhismo una simile porta speciale è tenuta in profonda considerazione, perché quella porta ci permette di entrare nel regno della consapevolezza, dell’amorevolezza, della pace e della gioia. Si dice che esistano ottantaquattromila porte del Dharma, porte dell’insegnamento.
Se siete abbastanza fortunati da trovare una porta, non sarebbe molto buddhista affermare che la vostra è l’unica. In realtà, dobbiamo aprire un numero ancor più grande di porte per le generazioni future. Non dovremmo temere un maggior numero di porte del Dharma: se mai, dovremmo temere che non se ne aprano più. Sarebbe un peccato per i nostri figli e i loro figli se ci ritenessimo soddisfatti con soltanto ottantaquattromila porte già disponibili. Ciascuno di noi, con la sua pratica e la sua amorevolezza, è in grado di aprire nuove porte del Dharma.
La società è in evoluzione, la gente cambia, le condizioni economiche e politiche non sono le stesse dei tempi del Buddha o di Gesù. Il Buddha fa assegnamento su di noi perché il Dharma continui a svilupparsi come un organismo vivente, non un Dharma superato ma un autentico Dharmakaya, un vero “corpo della dottrina”.
[Da: Thich Nhat Hanh – Buddha vivente, Cristo vivente]
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– Thich Nhat Hanh su wikipedia
– EsserePace.org – Thich Nhat Hanh