Una lettera di Helena Petrovka Blavatsky fondatrice della Società teosofica.
Quest’articolo eccezionale è menzionato da H. P. B. in una lettera che scrisse ad A. P. Sinnett da Wurzburg, Germania. La lettera è senza data. Mary K. Neff la fa risalire presumibilmente al novembre 1885. Originariamente fu pubblicato nelle Lettere di H. P. Blavataky a A. P. Sinnett (New York: Frederik A. Stekes; Londra: T. Fisher Unwin, 1925.
Tratto da “H. P. B. Collected Writings Vol. VII”, edito dalla “The Theosophical Publishing House” [1]
I – (Thé Theosophist, Vol.. VII N.76 – Gennaio 1886, pp.243-249)
“Continuamente imbevuta di sangue, la terra intera è solo un immenso altare sul quale tutto ciò che vive deve essere immolato, interminabilmente, incessantemente….”. (Conte Joseph de Maistre – Soirées de Saint Petersbourg – Vol. II p. 35)
Molte sono le “antiche superstizioni religiose” dell’Oriente che spesso ed incautamente le nazioni occidentali deridono, ma niente è più ridicolizzato e praticamente sfidato del grande rispetto che il popolo orientale ha per la vita animale. I mangiatori di carne non possono simpatizzare con coloro che se ne astengono totalmente. Noi europei siamo delle nazioni di barbari civilizzati e solo pochi millenni ci dividono dai nostri antenati cavernicoli che succhiavano sangue e midollo da ossa non cotte. Quindi, è del tutto naturale che quanti tengono in cosi poco conto la vita umana nelle loro frequenti e spesso inique guerre, non si curino affatto delle sofferenze mortali della creazione animale, e sacrifichino giornalmente milioni di vite innocenti, inoffensive; perché siamo troppo epicurei per divorare bistecche di tigre o cotolette di coccodrillo, ma dobbiamo avere per cibo agnelli teneri e fagiani dalle piume dorate. Tutto ciò è conforme alla nostra era di cannoni Krupp e di vivisettori scientifici. Non è quindi il caso di meravigliarsi che l’impietoso europeo possa ridere del mite indù che rabbrividisce al pensiero di uccidere una vacca, o che possa rifiutarsi di simpatizzare con il Buddhista e lo Jain nel loro rispetto per la vita di ogni creatura senziente, dall’elefante al moscerino.
Ma se il cibarsi di carne è davvero diventato per le nazioni occidentali una necessità vitale, “la scusa del tiranno”!, se una moltitudine di vittime, in ogni città, borgo e villaggio del mondo civilizzato deve assolutamente essere macellata ogni giorno nei templi della divinità denunciata da San Paolo e adorata dagli uomini “il cui Dio è il loro ventre”, se tutto ciò e molto di più non può essere evitato nella nostra “era di Ferro”, chi può avanzare la stessa scusa per lo sport? Pescare, sparare e cacciare, i più affascinanti di tutti i “divertimenti” della vita civilizzata, sono certamente riprovevoli dal punto di vista della filosofia occulta, i più delittuosi agli occhi del seguaci di quei sistemi religiosi che sono il risultato diretto della Dottrina Esoterica, l’Induismo e il Buddhismo. E’ del tutto senza una buona ragione che gli aderenti a queste due religioni, ora le più vecchie del mondo, considerino il mondo animale, dai grandi quadrupedi a gli insetti infinitesimali, come loro “fratelli minori”, per quanto ridicola appaia questa idea ad un europeo? Su tale argomento saranno fatte in seguito due considerazioni.
Comunque, per esagerata che possa sembrare questa opinione, è però certo che pochi di noi sarebbero capaci di raffigurarsi senza rabbrividire le scene che si svolgono ogni mattina negli innumerevoli mattatoi del cosiddetto mondo civilizzato, oppure quelle rappresentate giornalmente durante la “stagione della caccia”. il primo raggio di sole non ha ancora risvegliato la natura assopita, che in ogni punto dell’orizzonte miriadi di ecatombe sono già state approntate per salutare il sole sorgente. Mai il Moloch pagano fu rallegrato da un grido di agonia delle sue vittime paragonabile al pietoso lamento che in tutti i paesi cristiani risuona attraverso la natura come un lungo inno di sofferenza, tutto il giorno ed ogni giorno, dalla mattina fino alla sera. Nell’antica Sparta, i cui severi cittadini non erano in alcun modo suscettibili ai delicati sentimenti del cuore umano, un ragazzo se dichiarato colpevole di aver torturato un animale per divertimento, era messo a morte come uno la cui natura era cosi profondamente malvagia, che non gli si poteva permettere di vive re. Ma nell’Europa civilizzata, che progredisce rapidamente in tutto salvo che nelle virtù cristiane, la forza rimane ancora oggi sinonimo di diritto. La crudele pratica, totalmente inutile, per puro sport, del massacro d’innumerevoli animali non è in nessun posto sostenuta con più fervore come nell’Inghilterra protestante, dove i misericordiosi insegnamenti del Cristo hanno a malapena resi i cuori umani più miti di come lo erano ai tempi di Nimrod, “il potente cacciatore al cospetto del Signore”. Le etiche cristiane sono trasformate tanto comodamente in sillogismi quanto quelle “pagane”. Un giorno un cacciatore disse all’autore che, poiché “non un passero cade al suolo senza la volontà del Padre” lui, che ammazza per sport diciamo un centinaio di uccelli, compie, in tal modo, cento volte la volontà del Padre suo!
Tale è la sorte pietosa delle povere creature animali, freddate come per una implacabile fatalità dalla mano dell’uomo. L’anima razionale dell’essere umano sembra essere nata per diventare l’assassina dell’anima irrazionale dell’animale, nel pieno senso della parola, da quando la dottrina cristiana insegna che l’anima dell’animale muore assieme al suo corpo. La leggenda. di Caino e di Abele non potrebbe avere avuto un doppio significato? Guardiamo ora all’altra disgrazia della nostra dotta era, i mattatoi scientifici chiamati ”aule di vivisezione”. Entrate in una di queste aule, a Parigi, e guardate Paul Bert, o qualche altro di questi uomini, così giustamente chiamato “il dotto macellaio dell’Istituto”, intento al suo orrendo lavoro. Non devo fare altro che tradurre la convincente descrizione di un testimone visivo, di uno che ha studiato a fondo il modus operandi di questi “carnefici”, quella di un noto scrittore francese:
(La vivisezione) è una specialità dei mattatoi scientifici dove la tortura, scientificamente economizzata dai nostri boia-accademici, è applicata per giorni interi, settimane, e perfino mesi, alle fibre e ai muscoli di una stessa vittima. Essa (la tortura) fa uso di qualsiasi e di ogni genere di arma, esegue le sue dissezioni davanti ad un uditorio spietato, divide ogni mattina i lavori fra dieci apprendisti alla volta, di cui uno lavora sull’occhio, un altro su una zampa, il terzo sul cervello, un quarto sul midollo; e le cui mani inesperte riescono nondimeno, verso sera, dopo una dura giornata di lavoro, a mettere a nudo tutta questa carcassa viva che hanno avuto l’ordine di scalpellare, e che la sera è accuratamente depositata in uno scantinato in modo che il mattino successivo ci si possa lavorare di nuovo su, se solo un filo di vita e di sensibilità è ancora rimasto nella vittima! Sappiamo che i fautori della legge Grammont hanno cercato di ribellarsi contro questo abominio, ma Parigi si è dimostrata ancor più inesorabile di Londra e di Glasgow. [2]
E tuttavia questi signori vantano il grande obiettivo perseguito, e i grandi segreti scoperti da loro. “Orrore e menzogne!”, esclama lo stesso scrittore:
In materia di segreti, a parte alcune localizzazioni di facoltà e di moti cerebrali, noi conosciamo un solo segreto che appartiene loro di diritto: il segreto di rendere eterna una tortura accanto alla quale la terribile legge naturale dell’autofagia, gli orrori della guerra, i gai massacri dello sport e le sofferenze dell’animale scannato dal macellaio, non sono niente! Gloria ai nostri uomini di scienza! Essi hanno superato ogni forma e genere di tortura, e restano ora e sempre, senza nessuna contestazione possibile, i re dell’angoscia e della disperazione artificiali! [3]
L’argomentazione comune in difesa della macellazione, dell’uccisione e perfino della tortura legale degli animali, come la vivisezione, riposa in un versetto o due della Bibbia e nel loro significato mal digerito, travisato dalla cosiddetta scolastica rappresentata da Tommaso d’Aquino. Perfino de Mirville, quest’ardente difensore delle opinioni della Chiesa, definisce tali testi:
Tolleranze bibliche, strappate a Dio dopo il Diluvio come tante altre, e fondate sulla decadenza della nostra forza.
Comunque sia, tali testi sono ampiamente contraddetti da altri nella stessa Bibbia. Il mangiatore di carne, il cacciatore ed anche il vivisettore, se fra questi ultimi c’è chi crede in una creazione speciale e nella Bibbia, citano generalmente per loro giustificazione quel versetto della Genesi in cui Dio diede all’Adamo duale [4] “dominio sui pesci del mare, e sugli uccelli dell’aria, e su ogni cosa vivente che si muove sulla terra” (Genesi, I,27), quindi, come la intende il cristiano, potere di vita e di morte su ogni animale del globo. A questo, di gran lunga più filosofici, il brahmano e il buddhista potrebbero replicare: ”Non così. L’evoluzione comincia a modellare le umanità future partendo dai più bassi gradi dell’essere. Perciò, uccidendo un animale, e perfino un insetto, noi arrestiamo il progresso di una entità verso quella che in natura è la sua meta finale, l’UOMO”. A ciò lo studioso della filosofia occulta potrebbe dire “Amen”, e aggiungere che questo non solo ritarda l’evoluzione di quella entità, ma arresta anche quella della successiva e più perfetta razza (umana) a venire.
Quale degli antagonisti ha ragione, quale di essi è più logico? La risposta dipende, è ovvio, dalla credenza personale dell’intermediario scelto per decidere la questione. Se egli crede in una creazione apposita, per così dire, allora in risposta alla logica domanda: “Perché l’omicidio dovrebbe essere considerato il più orribile peccato contro Dio e la natura, e l’uccisione di milioni di creature viventi un semplice sport?”, egli replicherà: “Perché l’uomo è creato ad immagine di Dio e alza lo sguardo verso il suo Creatore e verso il luogo della sua nascita, il cielo (os homini sublime dedit) [5], invece lo sguardo dell’animale è fissato verso il basso, sul luogo della sua nascita, la terra, perché Dio disse “Che la terra produca le creature viventi secondo la sua specie, il bestiame, e il rettile, e le bestie della terra secondo la loro specie (Gen. 1-24)”. Ancora “Perché l’uomo è dotato di un’anima immortale e l’animale muto non ha immortalità, neppure una breve sopravvivenza”.
Ora, un ragionatore accorto potrebbe replicare a questo che se la Bibbia deve essere la nostra autorità su tale delicata questione, non c’è in essa la benché minima prova che il luogo di nascita dell’uomo sia nel cielo e che quello dell’ultimo dei rettili, decisamente nel modo contrario, poiché troviamo nella Genesi che se Dio creò “l’uomo” e “li” benedisse (I, 27-ventotto), creò anche le “grandi balene” e “le benedisse” (I 21-22). Inoltre, “il Signore Dio formò l’uomo dalla polvere della terra” (II,7), ma la “polvere” è con certezza terra polverizzata? Salomone, il re e il sacro oratore, è indubbiamente un’autorità, considerato da tutti il più sapiente dei saggi biblici, ed egli dà nell’Ecclesiaste (C. III) una serie di verità che avrebbero dovuto risolvere da tempo ogni controversia sull’argomento. “I figli degli uomini . . . potrebbero vedere che essi stessi sono bestie” (III,diciotto) . . . “Poiché la sorte dei figli degli uomini, è la sorte delle bestie . . . un uomo non ha superiorità di sorta su una bestia” (III,19). . . “tutti vanno in un medesimo luogo; tutti vengono dalla polvere, tutti ritornano alla polvere” (III,20). . . “Chi sa se il soffio dell’uomo sale in alto, e se il soffio della bestia scende in basso nella terra?” (III,21). Davvero, “chi lo sa?!” In ogni caso, né la scienza né la “scuola teologica”.
Se lo scopo di queste righe fosse quello di predicare il vegetarianesimo sull’autorità della Bibbia o dei Veda, sarebbe un compito molto facile da eseguire. Perché, se è proprio vero che Dio disse all’Adamo duale, “il maschio e femmina” del I Capitolo della Genesi, che ha poco in comune con il nostro antenato influenzato dalla donna del II Capitolo, “domina su ogni cosa vivente”, non troviamo però in nessun posto che il “Signore Dio” ordinò che Adamo o altri divorassero la creazione animale o che la distruggessero per sport. Precisamente il contrario. Poiché indicando il regno vegetale e il “frutto di un albero che produce semi” – Dio dice molto chiaramente “A voi (uomini) esso sarà il nutrimento” (I, 29).
Così forte era la percezione di questa verità fra i cristiani primitivi, che durante i primi secoli essi non toccarono mai carne. Nell’Octavius, Tertulliano scrive a Minucio Felice:
….non ci è permesso né di testimoniare né di sentire parlare (movere) di un omicidio, noi cristiani, che rifiutiamo di assaggiare pietanze nelle quali potrebbe essere stato mescolato il sangue animale. [6]
Ma chi scrive non predica il vegetarianesimo, semplicemente difende “i diritti dell’animale” e cerca di dimostrare 1’errore di non tenere conto di tali diritti sull’autorità della Bibbia. Inoltre, sarebbe perfettamente inutile discutere con chi vorrebbe ragionare basandosi su interpretazioni errate. Chi respinge la dottrina dell’evoluzione troverà sempre la sua strada lastricata di difficoltà, quindi, non ammetterà mai che è molto più coerente con i fatti e con la logica considerare l’uomo fisico semplicemente come il riconosciuto modello perfetto degli animali, e l’Ego spirituale che lo informa come un principio a metà strada fra l’anima dell’animale e la deità (dell’uomo). Sarebbe inutile dirgli che, a meno che non accetti non solo i versetti della Bibbia citati per sua giustificazione ma anche l’intera massa di contraddizioni e di apparenti assurdità in essa contenute, non otterrà mai la chiave della verità, poiché egli non ci crederà. Eppure l’intera Bibbia trabocca di carità verso gli uomini e di misericordia e di amore verso gli animali. Il testo ebraico originale del Capitolo XXIV del Levitico ne è pieno. Il versetto 18 così tradotto nella Bibbia: “e chi uccide un animale dovrà sostituirlo, animale per animale”, nell’originale dice “vita per vita” o meglio “anima per anima”, nephesh tachat nephesh [7]. E anche se il rigore della legge non implicava la condanna a morte come a Sparta, “l’anima” di un uomo per “l’anima” di un animale, tuttavia una pesante punizione supplementare era inflitta al colpevole attraverso la sostituzione dell’animale da lui ucciso con un animale vivo.
Ma questo non era tutto. Nell’Esodo (XX, 11-12) il riposo del giorno del Sabbath si estendeva al bestiame e ad ogni altro animale. “Il settimo giorno è il sabbath . . non farai nessun lavoro, né tu, né il tuo . . . bestiame”; e 1’anno sabbatico: “Il settimo anno tu la lascerai (la terra) riposare e rimanere quieta . . . che il tuo bove e il tuo asino possano riposare”. E questo comandamento, se esso significa qualcosa, dimostra che neppure la creazione animale era esclusa, dagli antichi ebrei, da una partecipazione all’omaggio alla loro divinità, ma che in molte occasioni era collocata su di una base di parità con l’uomo. L’intera questione riposa sul malinteso che “l’anima”, nephesh, è totalmente distinta dallo “spirito”, ruach. Eppure è chiaramente affermato che “Dio insufflò nelle narici (dell’uomo) il soffio di vita e l’uomo diventò un’anima vivente”, nephesh, né più né meno di un animale, poiché 1’anima di un animale è anch’essa chiamata nephesh. E’ attraverso lo sviluppo che l’anima diventa spirito, essendo entrambi il più basso e il più alto gradino di un’unica e medesima scala la cui base è l’ANIMA UNIVERSALE, o spirito.
Quest’affermazione fan trasalire quei buoni uomini e donne che, pur amando enormemente i loro gatti e i loro cani, sono però troppo devoti agli insegnamenti delle loro rispettive chiese per potere ammettere una simile eresia. Essi certo esclameranno: “L’anima irrazionale di un cane o di una rana sarebbe divina e immortale come lo sono le nostre anime?!”, ma così esse sono. Non è il modesto autore di quest’articolo che afferma ciò, ma niente di meno una autorità che, per ogni buon cristiano, è il re dei predicatori, San Paolo. I nostri oppositori che con tanta indignazione rifiutano di ascoltare gli argomenti sia della scienza moderna che di quella esoterica, potranno forse prestare un orecchio più attento a ciò che il loro stesso santo ed apostolo dice sull’argomento, la vera interpretazione delle sue parole, inoltre, non verrà data né da un teosofo né da un antagonista, ma da uno che fu un cristiano buono e pio come pochi, e cioè un altro santo, Giovanni Crisostomo, che spiegò e commentò le Epistole paoline, e per il quale i teologi di entrambe le Chiese, la Cattolica Romana e la Protestante, hanno la più alta considerazione. I cristiani hanno già potuto rendersi conto che la scienza sperimentale non li appoggia, forse saranno ancor più spiacevolmente sorpresi nel constatare che nessun Indù potrebbe patrocinare con maggiore energia la vita animale di quanto lo fece San Paolo nei suoi scritti ai Romani. In realtà, gli Indù proclamano la compassione per l’animale muto solo in considerazione della dottrina della trasmigrazione [8], e quindi della identità del principio o elemento che anima sia l’uomo che l’animale. San Paolo va più lontano, egli mostra l’animale (Romani VIII,21) che spera e che vive nell’aspettativa della stessa liberazione “dai legami della corruzione”, come qualsiasi buon cristiano. Le precise espressioni di questo grande apostolo e filosofo saranno citate nella prosecuzione di questo articolo e ne sarà mostrato il loro vero significato.
Il fatto che tanti interpreti, Padri della Chiesa e scolastici, tentarono di eludere il reale concetto di San Paolo non è una prova contro il senso interiore di esso ma, piuttosto, contro l’onestà dei teologi la cui incoerenza sarà dimostrata in questa circostanza. Ma alcune persone sosterranno fino in fondo le loro affermazioni, per quanto erronee siano. Altri, riconoscendo il loro sbaglio iniziale, offriranno, come Cornelio a Lapide, una onorevole riparazione [9] al povero animale. Indagando sulla parte assegnata dalla natura alla creazione animale nel grande dramma della vita, egli dice:
Lo scopo di tutte le creature è il servizio dell’uomo Perciò, assieme a lui (al loro padrone) attendono il loro rinnovamento (cum homine revovationem suam expectant) [10].
“Servire” l’uomo, non significa di certo essere torturato, ucciso inutilmente e usato in vari modi; mentre è quasi inutile spiegare la parola “rinnovamento”. I cristiani intendono con ciò, il rinnovamento dei corpi dopo la seconda venuta del Cristo, e lo limitano al corpo dell’uomo, escludendo quello dell’animale. Gli studenti della Dottrina Segreta lo spiegano con il successivo rinnovarsi e perfezionarsi delle forme sulla scala dell’essere oggettivo e soggettivo, e in una lunga serie di trasformazioni evolutive e ascendenti, dall’animale all‘uomo.
Questo, naturalmente, sarà ancora una volta respinto con indignazione dai cristiani. Ci verrà detto che non è cosi che la Bibbia fu spiegata loro, e che dunque il suo significato non può essere questo. E’ inutile insistere. Molte e deplorevoli nei loro risultati furono le interpretazioni errate di ciò che il popolo si compiace chiamare la “Parola di Dio”. La sentenza “maledetto sia Canan, che egli sia lo schiavo degli schiavi dei suoi fratelli” (Gen. IX 25), generò secoli di miseria e di dolore immeritati per gli infelici schiavi, i negri. E’ il clero degli Stati Uniti che fu il loro più aspro nemico nella questione dell’antischiavismo, alla quale si oppose Bibbia alla mano [11] (°). Eppure è provato che la schiavitù ë stata la causa della naturale decadenza di ogni paese, e perfino l’orgogliosa Roma cadde perché “nel mondo antico la maggioranza era composta di schiavi”, come giustamente rileva Geijer. Ma i migliori e più intellettuali scrittori erano da sempre cosi terribilmente imbevuti di queste numerose interpretazioni errate della Bibbia, che perfino uno dei loro più grandi poeti, mentre difende il diritto dell’uomo alla libertà, non assegna tale sorte al povero animale:
“Egli (Dio) ci diede il diritto assoluto solo sulle bestie, sui pesci e sugli uccelli. Questo diritto lo abbiamo dalla sua donazione, ma egli non fece 1‘uomo signore sull’uomo, riservando a se stesso tale prerogativa, l’uomo rimase libero dall’uomo”, – disse Milton [12].
Ma l’errore, come l’assassinio, finisce sempre col “venire fuori”; una incongruenza deve inevitabilmente verificarsi, ogni qualvolta sono avanzate conclusioni errate per sostenere o combattere una questione giudicata avventatamente. Gli oppositori della filosofia zoologia [13] orientale offrono così ai loro critici una terribile arma per rovesciare le loro più abili argomentazioni facendo uso di siffatte incongruenze fra premesse e conclusioni, fra fatti postulati a deduzioni ricavate.
II proposito del presente saggio è di proiettare un raggio di luce su questo soggetto, tra i più seri e interessanti. Gli scrittori cattolici romani, allo scopo di confermare l’autenticità delle molte risurrezioni miracolose di animali ad opera del loro santi, ne hanno fatto l’argomento di dibattiti interminabili. “L’anima degli animali” è, secondo l’opinione di Bossuet, ”la più difficile e la più importante di tutte le questioni filosofiche”.
Preso atto della dottrina della Chiesa, che gli animali, benché non privi di anima, non hanno un’anima permanente o immortale in loro, e che il principio che li anima muore con il corpo, sarebbe interessante sapere in che modo i dotti e i teologi conciliano tale affermazione con la pretesa che questi animali possono essere frequentemente e miracolosamente risuscitati.
Sebbene questo saggio sia solo un debole tentativo, uno più elaborato richiederebbe volumi tuttavia aspira, mostrando le incongruenze della scolastica a della teologia sulle interpretazioni della Bibbia, a convincere le persone che il carpire la vita animale, specialmente nello sport e nella vivisezione, è un grande crimine. Lo scopo, in ogni caso, è di mostrare che, per quanto assurda sia la nozione che l’uomo o la bestia possano essere risuscitati dopo che il principio di vita ha abbandonato il corpo per sempre, tali resurrezioni, se fossero vere, non sarebbero, nel caso della bestia muta, maggiormente impossibili che nel caso dell’uomo, poiché o entrambi sono dotati di ciò che così imprecisamente chiamiamo “anima, o né l’una né l’altro ne sono forniti.
Note:
[1] Tradotto da H.P. BLAVATSKY COLLECTED WRITINGS. Volume III. Raccolta completa in 12 Volumi delle opere di H. P. B. compita e annotata da Boris de Zirkoff con la sigla: B.D.Z. In questo articolo i riferimenti e le note del Compilatore sono messi fra parentesi.
[2] Eudes de Mirville, Des Esprits ecc. Vol. VI appendice G. pp. 160-61.
[3] Eudes de Mirville, ibidem, n. 61
[4] (“Maschio e femmina”, Genesi, I, ventotto). N.d.T.
[5] Ovidio, Metamorfosi, Libro I-2, 85-86: “os homini sublime dedit; coelumque tueri jussit, et erectos sidera tollere vultus”.
[6] (Sembra esserci qui una certa confusione circa Tertulliano. Octavius è un’opera scritta da Minucio Felice, vissuto fra la metà del II e III secolo d.C., in difesa del cristianesimo. Tertulliano non vi figura affatto. Tuttavia è però vero che gli studiosi hanno scoperto alcune somiglianze fra l’Octavius e 1’Apolegeticus di Tertulliano, dove si trattano gli stessi argomenti. Il passo citato da H.P.B. costituisce l’ultima sentenza del Capitolo XXX dell’Octavius .. .“) – II Compilatore. (Si potrebbe aggiungere che queste “confusioni” sono spiegabili con Il fatto che H.P.B. traeva ciò che voleva citare dall’impronta della luce astrale. La contessa Constance Wachtmeister, grande amica e collaboratrice di H.P.B., raccolse le testimonianze più documentate del fatto che essa, “pur non possedendo più di mezza dozzina di libri”, “poteva fare copiosissimi riferimenti letterari, storici e filosofici, traendoli talvolta anche da opere irreperibili o custodite in archivi e biblioteche private inaccessibili”. V. La Dottrina Segreta e II.P. Biavatsky di C. Wachtmeister, Adyar 1979) – N.dT.
[7] Abbiamo qui tradotto la citazione di H.P.B. che è in inglese. La Bibbia italiana dice: “chi percuote a morte un capo di bestiame lo pagherà: vita per vita”. – N.d.T. (Comparare anche la differenza fra la traduzione degli stessi versetti nella Vulgata, e i testi di Luther e De Wette). Comp.
[8] 0 “dottrina della metempsicosi” che, per l’errata comprensione delle Leggi di Manu, ammette la possibilità per un’anima umana di “trasmigrare” in un corpo animale. – N.d.T.
[9] Nel testo amende honorable.- N.d.T.
[10] Commentari sull’Apocalisse, Cap. V p.137.
[11] Va tenuto presente che questa è Storia del 1885. N.d.T.
[12] (Paradiso Perduto Libro XII, 67-71).
– Da: http://italy.peacelink.org
– Helena Petrovna Blavatsky – Amazon
– Helena Petrovna Blavatsky – Macrolibrarsi
Conosco bene la Blavatsky e la rispetto!
Queste non sono sue parole… ma quando mai lei si sarebbe espressa
così ai suoi tempi?!
Speravo l’articolo parlasse di Alta Spiritualità di cui la Blavasky ci ha sempre
illuminato e non di una “crisi isterica vegana”!
StefY, ci sono tutte le fonti, sono elencate in dettaglio, con tanto di date e luoghi, di più non posso … Ciao, grazie. 🙂