Una classica favola zen narra di un maestro che, dovendo stabilire quale tra i suoi allievi fosse degno di succedergli, chiese loro di definire una brocca che aveva posto sul pavimento.
Quello tra gli allievi che era considerato il più colto parlò per primo e la descrisse come un vaso di forma rotondeggiante, fornito di un manico e di un becco.
Un altro la definì un recipiente che serve a contenere acqua o altri tipi di liquido.
Un’altro ancora si limitò ad affermare che non era un tavolo di legno.
Quando nessuno aveva più niente da dire, uno degli inservienti del monastero, presente alla lezione, si alzò prese la brocca in mano e la mostrò a tutti senza dire nulla.
Il maestro, senza esitazione, lo dichiarò suo successore.
Il racconto insegna che nessuna descrizione della brocca può sostituirsi alla brocca stessa. Bisognerebbe, quindi, riconoscere tutti gli eventuali condizionamenti come tali attribuendogli consapevolmente soltanto il valore o la funzione che meritano.
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