La trappola aveva funzionato. Il cacciatore era riuscito a catturare la preda: un uccello bellissimo, dalle piume variopinte.
E per giunta parlante, e molto saggio.
Il volatile implorò il cacciatore di risparmiarlo.
«Ti prego, lasciami andare. La mia carne non è buona. Sei abituato ad altro!»
Il cacciatore lo lasciò dire, poiché l’uccello lo incuriosiva. Difendeva la sua causa meglio di un essere umano!
«Sono molto saggio. Se mi risparmi la vita, posso darti tre consigli. Le mie parole ti saranno d’insegnamento.»
«Quali sono le tue condizioni?» chiese l’uomo, disposto a negoziare.
«Ti darò tre consigli, da tre luoghi diversi. Il primo, finché sarò ancora nelle tue grinfie. Il secondo, se mi lascerai volare sui rami di un albero, leggermente al di fuori della tua portata. E il terzo, dalla cima dell’albero, dove non mi prenderesti neanche a fatica. Vedrai che vale la pena di udirli.»
L’uomo accettò. C’era più da guadagnare che da perdere. Nel peggiore dei casi, avrebbe rinunciato al volatile. Ma forse era vero che la sua carne non era buona!
Nelle mani del cacciatore, l’uccello pronunciò il primo consiglio, in tono oracolare:
«Non credere ai discorsi sciocchi!»
Secondo l’accordo, l’uomo permise al volatile di raggiungere il ramo di un albero, un po’ al di fuori della sua portata.
Questo fu il secondo consiglio:
«Non crucciarti del passato, di ciò che è ormai trascorso!»
L’uccello aggiunse:
«Voglio dirti la verità. Ho nascosto nel mio corpo una perla. Avresti potuto averla, ma te la sei lasciata sfuggire».
A queste parole, l’uccello volò sulla cima dell’albero, sfuggendo definitivamente al cacciatore.
L’uomo, in preda allo sgomento, maledisse la sua stupidità.
«Ti ho dato retta, disgraziato, e ho decretato la mia sfortuna! Ho perso l’occasione di arricchirmi!»
L’uccello replicò, in tono ammonitore:
«Sei proprio meschino, ma non per il motivo che pensi.
«Devo proprio ricordarti i miei consigli precedenti?
«Col secondo ti suggerivo di non crucciarti di ciò che è ormai trascorso. Quindi anche delle opportunità perdute. E così che mi dai retta, rimpiangendo una ricchezza svanita?
«E col primo… cosa ti avevo detto? Non prestare fede ai discorsi sciocchi! Devi vagliare le parole altrui. Come avrei potuto celare una perla nel mio corpo gracile? Era una sciocchezza. L’ho detto solo per vedere se avresti disatteso l’avvertimento.»
L’uccello era proprio saggio, e l’uomo lo pregò di attenersi all’accordo, dandogli il terzo consiglio. Gli parve di capire che fosse il più importante.
Ma l’uccello rispose in tono sprezzante:
«E dovrei dare proprio a te un consiglio importantissimo? E proprio come pensi – estremamente prezioso –, per questo non voglio rivelartelo. Non sapresti cosa farne. Ho già visto come ti sei attenuto agli altri!
«Chi semina su un terreno impervio non può raccogliere, e spreca il suo tempo.
«Credimi, le mie parole ti entrerebbero in un orecchio, uscendo dall’altro. È molto meglio che io, ora che sono libero, vada altrove!»
E l’uccello si dileguò tra il fogliame.
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– Aforismi di G. I. Gurdjieff (1869-1949)
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– https://it.wikipedia.org/wiki/Quarta_Via