Giufà e suo figlio, di quindici anni, sono andati nel bosco, con l’asino, a far legna.
Al ritorno, fissato il fascio di legna sul dorso dell’asinello, Giufà si siede all’altezza dell’incollatura e il figlio segue a piedi.
Entrando nei sobborghi della città, incontrano un gruppo di giovani che non si trattengono dal rendere manifesto il loro disappunto:
«Guardate questo grand’uomo che si rilassa e che fa sguazzare il proprio figlio nello sterco. Come se non ci si può stare in due, su un ciuco».
«Hanno ragione», dice Giufà a suo figlio. «Sali dunque, con me. Ti faccio un po’ di posto».
Il figlio prende posto sul collo dell’animale, che ricomincia docilmente a trotterellare. Ma un po’ più lontano, incrociano delle ragazze dalla lingua ben sciolta: «Avete intenzione di martirizzare una bestia?» dicono in modo da farsi sentire. «Il suo ventre tocca quasi terra. Che vergogna!»
«Hanno ragione», dice Giufà a suo figlio. «Scenderò. Non siamo troppo lontani da casa».
Il figlio quindi era a cavalcioni, e il padre a piedi, quando arrivano in una strada dove dei vecchi sono seduti sulle soglie delle loro casa.
«Ecco come gira il mondo oggi! I padri non hanno più autorità. Sono i giovani che comandano».
«Credo che abbiano ragione», dice Giufà. «Non va bene che padre e figlio non siano ad un livello di parità. Scendi da lì. La cosa migliore è che si vada entrambi a piedi».
Ma questa soluzione attira loro risate e commenti nella città:
«Che imbecilli quei due! Preferiscono stancarsi piuttosto che affaticare l’asino».
«Qual è la differenza? Sono anche loro dei somari!»
«Vedrete che presto il padre porterà anche il fascio!»
Giufà si ferma di nuovo:
«Anche loro hanno ragione», dice. «Ma questa volta credo di sapere come evitare a che abbiano qualcosa da ridire».
Si mette appollaiato sul fascio che è sull’asino, e fa salire il figlio sulle proprie spalle. «Così» pensa «non mi si potrà rimproverare di affaticare l’asino poiché siamo sul fascio e non sul suo dorso. Non mi si potrà trattare da padre indegno perché mio figlio è sopra di me, e non mi si potrà neppure venir a dire che io sono a lui sottomesso perché è normale che il giovanotto dalla vista lunga guidi il vecchio dalla vista debole».
Sicuro, questa volta, di aver trovato la soluzione ideale, Giufà dà un colpo di tallone all’asino e lo strano trasporto dall’equilibrio instabile, si mette in moto.
L’arrivo sulla grande piazza è trionfale, soprattutto quando, per finire, la pila crolla a causa d’un ultimo scossone. Giufà e suo figlio rotolano al suolo. Anche il carico di legna si rompe e si sparpaglia.
Pieni di vergogna, paralizzati e coperti di polvere, arrivano finalmente a casa con l’asino, unico ad uscirne indenne.
Là, un vicino che è all’oscuro di tutto, si presenta alla porta della stalla:
«Giufà, ho appena comprato un asino e so che tu sei esperto in questa materia: la coda, va tagliata corta o lunga?»
«Per la coda, non c’è che una sola lunghezza, quella che ti aggrada!» risponde Giufà.
George I. Gurdjieff
– George I. Gurdjieff – Macrolibrarsi
– Gurdjieff – Amazon
– Aforismi di G. I. Gurdjieff (1869-1949)
– Georges Ivanovic Gurdjieff (wikipedia)