C’era una volta un uomo molto facoltoso che era molto orgoglioso della sua cantina e del vino che conteneva. E c’era un orcio di un’annata speciale che conservava per una certa occasione nota a lui solo.
Il governatore dello Stato andò a fargli visita, ed egli rifletté fra sé: “Quell’orcio non sarà aperto per un semplice governatore”.
E il vescovo della diocesi gli rese visita, ma fra sé si disse: “No, non aprirò quell’orcio. Non capirebbe il suo valore, né il suo aroma raggiungerebbe le sue narici”.
Giunse il principe del reame e insieme cenarono. Ma egli pensò: “E’ un vino troppo regale per un semplice principino”.
E persino il giorno in cui suo nipote si sposò, disse fra sé: “No, non a questi ospiti l’orcio sarà offerto”.
Passarono gli anni, ed egli morì, anziano, e venne sepolto come ogni seme e ghianda.
E nel giorno della sepoltura, il vecchio orcio venne portato fuori insieme agli altri, e il suo contenuto condiviso dai contadini del vicinato. Nessuno era al corrente di quanto fosse pregiato il suo contenuto.
Per loro, tutto quel che viene versato in una coppa è solo vino.
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– https://it.wikipedia.org/wiki/Khalil_Gibran
Commento: il breve racconto esorta, fondamentalmente, ad essere pienamente consapevoli del fatto che tutto ciò che conta davvero è sempre qui e ora, quindi alla presenza di spirito che suscita, nondimeno, equanimità e compassione.