L’illusione che si sovrappone alla realtà come effetto dell’ignoranza, spiegata con un aneddoto.
Un vecchio guru stava per completare le lezioni segrete che aveva dato ad uno studente avanzato sull’onnipresenza della divina Persona Spirituale. “Tutto ciò che esiste, – diceva il saggio maestro all’allievo che l’ascoltava, concentrato, pieno del piacere di apprendere – è Dio, l’Infinito, puro e reale, senza limiti, situato al di là delle coppie dei contrari, privo di qualità differenziatrici e di distinzioni limitanti. Questo è il significato finale di tutti gli insegnamenti della nostra saggezza sacra.”
L’allievo comprese. “Dio, – rispose – è la sola realtà. Questo Essere Divino può trovarsi in ogni cosa, senza essere affetto da alcuna sofferenza o manchevolezza. Ogni Tu ed ogni Io è la sua dimora, ogni forma è una figurazione offuscante all’interno della quale risiede questo ‘Animatore’ unico, che neppure lui agisce.” Era eccitato: un’onda di sensibilità lo attraversava in modo fantastico, si sentiva luminoso e immenso, come una nube che, ingrandendosi, finisce per riempire il firmamento. Quando camminava, si sentiva agilissimo e senza peso.
Sublime, come una nuvola nella sua solitudine universale, se ne andava proprio nel mezzo della strada, quando un grande elefante apparve dalla direzione opposta. Il mahut, sistemato sul collo dell’animale, strillava: “Fate strada!”, e le numerose campanelle della bardatura dell’elefante tintinnavano con suono argentino al ritmo del suo dolce passo silenzioso. Lo studente di Vedânta, pur ricolmo di sensazioni esaltanti, intese e vide l’arrivo dell’elefante. Ma si disse: “Perché dovrei cedere il passo a quell’elefante? Io sono Dio. L’elefante è Dio. Come potrebbe Dio aver paura di Dio?” Così continuò a camminare, senza timore, fiducioso, in mezzo alla strada. Ma quando Dio raggiunse Dio, l’elefante fece scattare la proboscide sul giovane filosofo, scagliandolo a lato. Questi toccò terra duramente e ne rimase un po’ ferito, ma ancor più ne fu scioccato. Coperto di polvere, zoppicante, ammaccato, turbato, ritornò dal maestro e gli raccontò l’esperienza subita.
Il guru ascoltò serenamente e, quando il racconto si concluse, replicò semplicemente: “È proprio così, tu ‘sei’ Dio. Anche l’elefante lo è. Ma perché non hai dato retta alla voce di Dio che ti diceva, tramite il mahut – che è Dio anche lui – di lasciarlo passare?”
Da: Les philosophies de l’Inde – H. Zimmer – Payot, Paris 1953