Un vecchio re era preoccupato: come scegliere il suo successore? Aveva un figlio ma, proprio come ogni padre, non poteva credere che questi fosse in grado di fare alcunché.
Il re chiese al proprio Maestro cosa fare, ed egli gli disse: “Tuo figlio non c’entra, di fatto mi stai chiedendo: ‘Come posso convincermi che mio figlio sia in grado di fare il re?’ Fai una cosa: ripudialo, scaccialo dal regno e diseredalo”.
Il padre disse: “Mi sembra una scelta dura per quel povero ragazzo”.
Ma il Maestro gli fece notare che non c’era altro mezzo per capire di cosa il ragazzo fosse capace. E il ragazzo venne scacciato dal regno, gli fu tolta la carica di principe, fu informato che avrebbe dovuto guadagnarsi da vivere con le proprie forze.
Divenne un mendicante.
Passarono gli anni. Il giovane si scordò persino che, un tempo, era stato principe.
Fu costretto a dormire per le strade, a mangiare cose a cui non era abituato e si vestì di stracci. Non ebbe neppure un riparo.
Il semplice sopravvivere era così difficile che, se anche si fosse ricordato di essere stato un principe, avrebbe detto a se stesso: “Dev’essere stata un’allucinazione. Non posso essere un principe, dev’essere stato un sogno. Di certo ho sognato, immaginato; altrimenti, cosa mai può essere accaduto?”
Anni dopo, mentre era sulla porta di un piccolo ristoro per mendicare una tazza di tè, una carrozza d’oro gli si fermò di fronte, e ne scese il primo ministro… vedendo la carrozza, il principe ebbe la sensazione di averla già vista prima: “Dev’essere un’immaginazione. E quest’uomo assomiglia a un uomo che conoscevo, ma non era così vecchio”. Eppure, ancora non riusciva a ricordare di essere un principe.
Il primo ministro gli toccò i piedi e, nel momento in cui il primo ministro gli toccò i piedi, una nuvola si dissolse. Tutti quegli anni di accattonaggio svanirono. Egli si limitò a dire: “Perché sei venuto, dopo tanti anni?” Perfino la sua voce era diversa; era la voce di un principe, non quella di un mendicante.
Il primo ministro disse: “Il re sta morendo. Ti chiama. I giorni della tua prova sono conclusi. Egli ha voluto che conoscessi il livello più basso dell’esistenza umana, il mendicante, in modo che non scordassi, una volta salito sul trono, che anche un re è un essere umano; che, forse, il mendicante è un principe sotto mentite spoglie. Inoltre, voleva capissi che non diventerai superiore solo perché sarai un re. Puoi avere ogni cosa ma, nelle profondità del tuo essere, resti un mendicante. La tua prova è conclusa; ora, il re sta morendo e dobbiamo correre alla capitale!”
La gente che alloggiava nell’ostello e nelle vicinanze, e che aveva visto questo giovane vestire i panni di un mendicante, non poté credere ai propri occhi: il mendicante era completamente trasformato. Il suo volto non era più quello di un accattone; sebbene vestisse ancora di stracci, l’espressione del suo volto, dei suoi occhi, l’intero aspetto erano cambiati all’improvviso. Ora, era un re.
George I. Gurdjieff
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– Aforismi di G. I. Gurdjieff (1869-1949)
– Georges Ivanovic Gurdjieff (wikipedia)
– Fonte quartavia.org
Non provo più a riempire il mio vuoto con altro vuoto e
ho imparato a godere del desiderio degli altri,
trovan poco da rubarmi, i ladri, alla porta, e perfino
gli assassini si ricordano di me raramente.
Se mi scopro a tremare per paura, di notte, e
m’assale lo straniero dolore che mi abita
dentro,m’affido alla saggezza del tempo che passa
per tacita abbondante sua provvidenza.