Amo leggere gli antichi racconti orientali. Celano una saggezza millenaria che ti aiuta a comprendere meglio i risvolti più elementari della vita, quelli che ti sfuggono spesso perchè li dai sempre per scontati. Li apprezzo altresì perchè richiamano con una semplicità disarmante i temi più profondi della meditazione …
Nella Cina antica, un giorno il maestro Tozan attraversava una montagna con un amico.
Nell’acqua del torrente che scorreva parallelo al sentiero, videro galleggiare un ortaggio.
«Non lontano da questo torrente abita di certo un eremita» si dissero, e continuarono il cammino. Arrivati al monte del Drago, scorsero un piccolo eremo. Ne uscì un vecchio dai capelli fluenti e dalla candida barba.
«Da quanto vivi su questo monte?» gli chiese il maestro.
Rispose il vecchio:
«Non riesco a ricordare. Viene primavera, l’erba cresce, gli alberi si fanno verdi. D’autunno, la natura assume il color della ruggine e il freddo cala sulla terra.»
«Perché dunque ti sei ritirato sul monte del Drago?»
«La mia vita è cambiata da quando ho visto due vacche: lottavano accanitamente tra loro, poi sono entrate nel mare, scomparendo per sempre. La mia vita, ora, è molto serena.»
Quelle due vacche sono la metafora del dualismo, dell’opposizione tra soggettivo e oggettivo che agita incessantemente lo spirito. Quel giorno, il vecchio eremita comprese che lo spirito della fede è non-due.
Partì per i monti. Poi, più niente. Solo la vita serena e solitaria della montagna.
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