Una volta Tanzan ed Ekido camminavano insieme per una strada fangosa. Pioveva ancora a dirotto.
Dopo una curva, incontrarono una bella ragazza, in chimono e sciarpa di seta, che non poteva attraversare la strada.
«Vieni, ragazza,» disse subito Tanzan. Poi la prese in braccio e la portò oltre le pozzanghere.
Ekido non disse nulla finché quella sera non ebbero raggiunto un tempio dove passare la notte. Allora non poté più trattenersi. «Noi monaci non avviciniamo le donne» disse a Tanzan «e meno che meno quelle giovani e carine. È pericoloso. Perché l’hai fatto?».
«Io quella ragazza l’ho lasciata laggiù» disse Tanzan. «Tu la stai ancora portando con te?»
– 101storiezen –
Commento:
Si tratta di un racconto molto noto, ripreso e riformulato da numerosi autori. Ebbene, la maggior parte dei commenti si è soffermata quasi sempre sui suoi risvolti morali. Ma in pratica, qual’è il vero insegnamento? Ekido era ancora identificato con i suoi stessi pensieri. Ciò che si trascinava dietro erano, per l’appunto, non solo quel coacervo d’idee e pregiudizi, di muri mentali che precludono un rapporto, diretto e immediato, con la realtà, ma quegli aspetti della mente che riteneva suoi dimenticando che la “vera mente” non appartiene a nessuno.
– http://it.wikipedia.org/wiki/101_storie_zen
– 101 Storie Zen – Nyogen Senzaki A cura di Nyogen Senzaki, Paul Reps
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