“Nella mitologia greca si narra la storia di Sisifo, re di Corinto, condannato dagli dèi all’Ade e alla punizione eterna di sospingere su per un pendio un masso pesantissimo che, arrivato in cima, rotolava di nuovo a valle. Sisifo lotta per portare il masso in cima alla collina per vederlo ricadere ogni volta, e così per l’eternità.
Come tutti i miti, anche questo contiene un insegnamento. […]
È interessante: qualcuno ha giudicato Sisifo, ha stabilito che aveva fatto il male e l’ha condannato a un luogo chiamato Ade. Ma se lasciamo da parte questo aspetto, se vediamo che c’è soltanto il momento presente, spingere il masso su per la salita o vederlo rotolare in basso sono in un certo senso la stessa cosa. L’interpretazione comune considera il compito di Sisifo arduo e sgradevole. Eppure tutto ciò che succede è che Sisifo in questo momento spinge il masso e in questo momento lo vede ricadere. Come Sisifo anche noi, momento per momento, stiamo facendo esattamente quello che stiamo facendo. Ma alla semplice azione sovrapponiamo giudizi, idee. L’inferno non sta nello spingere il masso, ma nel ricamarci sopra, nell’alimentare idee di speranza e delusione, nel chiederci se prima o poi riusciremo a far rimanere il masso in cima alla collina. […]
Il vero peso del masso è l’idea della vita come lotta, l’idea che debba essere diversa da com’è. Giudicando spiacevole il nostro carico, cerchiamo vie di fuga. […]
Quale potrebbe essere l’illuminazione di Sisifo? Dopo migliaia di anni che spinge, che cosa potrebbe capire?
[Studente] Che è una cosa sola con lo spingere, momento per momento.
[Joko] Semplicemente spingere il masso senza continuare a sperare che la sua vita sia diversa. Molti immaginiamo che l’illuminazione sia molto meglio che spingere un masso! Non vi siete mai svegliati al mattino borbottando: «Non voglio neppure pensare a tutte le cose che devo fare oggi»? Ma la vita è così com’è. La nostra pratica non mira a trasformare la vita in una dolce vita, anche se è una speranza molto umana. Tutti amiamo ciò che ci fa sentire bene. […] Siamo umani, e pensiamo che star bene sia il fine della vita. Ma se spingiamo semplicemente il nostro masso attuale, praticando l’attenzione a ciò che avviene mentre stiamo spingendo, lentamente ci trasformiamo. Che cosa significa trasformarsi?
[Studente] Più accettazione, meno giudizi, più rilassamento nella vita e più apertura verso la vita.
[…]
[Studente] L’illuminazione ha qualcosa a che fare con il tornare a zero, al ‘nessun luogo’.
[Joko] Che cosa significa ‘nessun luogo’ per un essere umano? Che cos’è questo ‘nessun luogo’?
[Studente] Questo preciso momento.
[Joko] Sì, ma come lo viviamo? Supponiamo che un mattino mi svegli con il mal di testa, e avanti a me ho una giornata densa di impegni. Tutti abbiamo giornate come queste. In questi casi, cosa significa ‘tornare a zero’?
[Studente] Significa stare con i miei stati d’animo e i miei pensieri, essere qui senza aggiungere nient’altro a quello che c’è.
[Joko] Sì. E se aggiungiamo qualcosa, fa anche questo parte del pacchetto, parte della vita così com’è in questo momento. Anche il pensiero «Oggi non ho voglia di far niente» rientra nel pacchetto. Se diventa ciò di cui sono consapevole come evento presente, ecco che spingo semplicemente il mio masso. Vivo la giornata faticosa e alla sera ritorno a letto. E il giorno dopo? Mentre dormivo il masso è ricaduto indietro, ed eccomi di nuovo a spingere… […] Sono perfettamente in ciò che è.
Quando viviamo veramente ogni istante, cosa accade al peso della vita? Cosa accade al nostro masso? Se siamo totalmente, attimo per attimo ciò che siamo, cominciamo a vivere la vita come gioia. Tra noi e una vita gioiosa si frappongono i pensieri, le idee, le aspettative, le speranze e le paure.
[…]
La gioia non ha tensione, perché accetta tutto ciò che c’è così com’è. […]
Se tratteniamo i massi nella nostra testa, la vita sembra un macigno. Altrimenti, la vita è semplicemente qualunque cosa stiamo facendo. Il modo per essere appagati della vita così com’è, dello spingere il masso ogni giorno, sta nel diventare l’esperienza dello spingere.”
(Da: Niente di speciale. Vivere lo zen – Charlotte Joko Beck)
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– Fonte lameditazionecomevia.it
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