Nasreddin era ancora molto giovane. Un giorno d’estate si incamminò verso la casa del vicino trascinandosi dietro una scala di legno. Arrivato allo steccato lo scavalcò ed entrò nell’orto di costui senza tanto badare a dove metteva i piedi. Il vicino, vedendolo, gli chiese con garbo cosa stesse faccendo con quella scala nel suo orto. Nasreddin gli rispose pacificamente che stava vendendo scale” – “Come? E che ci fai nel mio orto allora?” gli rispose il vicino un pò seccato, questa volta. Nasreddin, senza scomporsi replicò, “Ma che ti prende? Mica posso andare a vendere una scala dal droghiere?”
Commento
A prescindere dall’aspetto leggermente umoristico, mi sembra di scorgere una “morale” piuttosto profonda. La scala rappresenta il metodo – la “verità” – atto a consentire un’ allettante emancipazione spirituale. Purtroppo, coloro che credono di possederne il segreto tentano d’imporlo truffaldinamente appropinquandosi alla nostra coscienza (l’orto) di soppiatto. Quindi, s’apprestano a rubare, senza colpo ferire, l’innocenza primeva che ci qualifica naturalmente. Ma l’osservatore (il titolare, il guardiano) se n’avvede e smaschera l’intrusione (dei pensieri disarmonici, estranei). I quali pensieri non trovano di meglio che giustificarsi dichiarando la loro vera natura. La tranquillità e la spontaneità che contraddistinguono da sempre il giardino interiore vengono turbate dall’inopinato, quanto indesiderato, finto soccorritore. In realtà siamo già svegli. Non v’è nulla che non vada bene così com’è. Magari, andrebbe solo valorizzato. L’unica trasformazione spirituale possibile non si concretizza mediante la scala delle false promesse, bensì accorgendosi che siamo già nel giardino di Brahman, la consapevolezza. (il commento è di F. M.)
– Racconti dei saggi e faceti Djeha e Nasreddin Hodja – Jean Muzi
– Ritorno di Hodja Nasreddin – Poster Film russo
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