Nel caravanserraglio di Sultanhani cinque pellegrini provenienti da varie contrade dell’Asia si accordarono per proseguire il cammino insieme, poiché tutti andavano alla Mecca.
Ed ecco che il giorno seguente, mentre chiacchierando camminavano alla volta di Konya, videro per terra un dìnaro d’argento.
Subito quello che lo raccolse propose: “Comperiamo del mafil e dividiamocelo”.
Il secondo disse: “D’accordo per dividercelo, ma io preferisco si comperi dell’uzum”.
“Io non conosco né uzum né mafil – disse il terzo – ma ho proprio voglia di balesh. Compriamo del balesh e dividiamocelo in parti uguali”.
Il quarto però, protestando, pretendeva che nulla era meglio del bestan, e che un dìnaro di bestan ci voleva proprio.
Ma il quinto, un poco infuriato, gridò: “Tacete tutti: a Konya prenderemo del rektaf. Nel mio paese si loda il rektaf di Konya, e io non ne ho mai mangiato. Dobbiamo comperare del rektaf e nient’altro”.
Si misero tutti a protestare, finché litigarono, e stavano già per venire alle mani quando scorsero un maestro sufi passare poco distante. Decisero allora di rimettere a lui la soluzione del diverbio e, raggiuntolo, gli spiegarono tutta la cosa.
“Bene, – rispose – venite con me. Risolverò il vostro problema con piena soddisfazione di tutti”.
E giunti a Konya li portò da un fruttivendolo, dal quale comperò un dìnaro di uva, e tutti furono contenti, poiché infatti quella volevano, pur chiamandola ciascuno col termine precipuo della propria lingua.
E così, pur se lo chiamano con nomi differenti, dal momento che tutti parlano di Dio, perché litigano?