C’era una volta un uomo che, per i suoi molti meriti, rinacque nel paradiso dei Trentatré dei. Stanco per lo stress della morte e della rinascita, appena giunto in paradiso s’addormentò sotto un grande albero. Questo era Kalpavrishka, l’albero dei desideri, un albero gigantesco che affonda le sue radici nel mondo infero dei Titani, ma fiorisce in alto, nel regno degli dei. Per il possesso di quest’albero i Titani invidiosi sono eternamente in guerra con le divinità della corte di Indra, che abitano la cima del Monte Meru (montagna sacra della mitologia induista e buddhista – ndr). L’albero dei desideri funziona così: se ci si siede all’ombra delle sue foglie, ogni cosa che si desidera viene soddisfatta immediatamente. Tra desiderio e realizzazione non c’è intervallo di tempo.
Il nostro uomo, allora, fece un bel sonno e quando si svegliò era molto affamato. «Ho fame! – disse – vorrei poter trovare del cibo da qualche parte…». Ed ecco che, immediatamente, dal nulla, si materializzò del cibo delizioso che fluttuava leggermente nell’aria davanti a lui. L’uomo era tanto affamato che non si pose troppe domande sulla provenienza del cibo e mangiò di gusto, a quattro palmenti. Placati i duri morsi della fame, si guardò in giro e pensò: «Hmm, mi manca solo qualcosa da bere». Immediatamente si materializzò del vino delizioso, come si può trovare solo nel regno degli dei.
Dopo aver mangiato e bevuto, il nostro uomo cominciò a farsi delle domande… la memoria della sua vita precedente era svanita e lui non capiva dove si trovasse e perché. «Che mi succede? Che storia è questa? Sogno o son desto? Non ci saranno dei fantasmi che mi fanno degli scherzi?». I fantasmi apparvero, feroci, orribili a vedersi, repellenti. l’uomo incominciò a tremare e in lui sorse un altro pensiero: «Ora mi ammazzano di certo…».
E fu ucciso.
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