Budda annunciò ai suoi discepoli: chi si sforza – chi s’impegna nella pratica della meditazione, ndr – può raggiungere l’illuminazione in sette giorni. Se non ci riuscirà, di sicuro la raggiungerà in sette mesi, o in sette anni. Il giovane decise che l’avrebbe raggiunta in una settimana e volle sapere come doveva comportarsi: “concentrazione” fu la risposta.
Il giovane cominciò a praticare, ma dieci minuti dopo si era già distratto. A poco a poco, si mise a prestare attenzione a tutto ciò che lo distraeva, e pensò che non stava perdendo tempo, ma si stava abituando a se stesso.
Un bel giorno decise che non era necessario arrivare tanto rapidamente alla meta, dato che il cammino gli stava insegnando molte cose.
E fu in quel momento che divenne un illuminato.
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Continua a sembrarmi il gioco delle tre carte, sotto quale carta si cela la meditazione, non la troverai mai!
Non siamo noi che dobbiamo trovare la meditazione, ma è lei che deve trovare noi. Nel senso che i giochi, cioè i metodi, sono solo trucchi per predisporsi a ricevere, a fare spazio. Al momento l’ambiente interiore è come un crocevia di pensieri. Quando la mente si calma ecco l’orizzonte.