C’era una volta, non tanto tempo fa, uno stregone che possedeva un gregge di pecore. Poiché era molto avido, non aveva pastori che si occupassero degli ovini. Così, per evitare che si perdessero ogni volta che pascolavano sui monti, ipnotizzò l’intero gregge.
A ogni pecora inculcò una convinzione diversa dalle altre.
A una pecora disse: «Tu non sei una pecora, ma un leone dalla folta criniera dorata!».
A un’altra disse: «Tu non sei una pecora, ma un’aquila dalle ali e dal becco potenti, che può spiccare il volo nell’alto del cielo!»
A un’altra ancora disse: «Tu non sei una pecora, ma un uomo! Così non temere di essere macellata al pari delle altre. Loro sono pecore, ma tu no! Torna quindi serenamente all’ovile dopo il pascolo».
E così via per tutte le pecore del gregge.
Da quel giorno, lo stregone poté rimanere tranquillo, in quanto tutte le pecore cominciarono a comportarsi secondo il messaggio ipnotico che egli aveva inculcato loro.
Poiché lo stregone era molto ghiotto della loro carne, ogni giorno poteva scannare una pecora in tutta tranquillità.
Le pecore non erano più impaurite come un tempo quando una di loro veniva sacrificata e non rabbrividivano più di paura all’idea che l’indomani fosse il loro turno. Non si chiedevano più quanto tempo restava loro da vivere. Non fuggivano più dal gregge per evitare il macello. Ora, invece, credendosi chi un’aquila, chi un leone, chi un uomo, volgevano uno sguardo spensierato verso il mattatoio, pensando che quella era la fine di tutte le pecore.
Da quel giorno in poi, il gregge attese tranquillamente la macellazione.
(Da: “Il dito e la luna”, Gianluca Magi)
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