Una volta un maestro diede al discepolo una roccia e gli chiese di scolpire un’immagine. Il discepolo obbediente trascurò di mangiare e dormire e si sedette per lavorare, scolpendo un’immagine. Quando fu completata portò l’immagine al maestro e la offrì ai suoi piedi. Rimase da parte in piedi umilmente, a mani giunte e il capo chino. Il maestro guardò la scultura, la prese e la gettò via. Si ruppe in tanti pezzi.
‘E’ questo il modo di fare un’immagine?’ chiese arrabbiato.
Il discepolo guardò i pezzi rotti e pensò: ‘Non ha proferito una sola parola dolce, anche se ho lavorato così duramente per giorni senza né mangiare né dormire!’ Conoscendo ciò che stava pensando, il maestro gli diede un’altra pietra e gli chiese di cominciare di nuovo a scolpire un’altra immagine.
Il discepolo andò via con la pietra e fece una nuova immagine più bella della prima. Ancora una volta si avvicinò al maestro, pensando che stavolta il maestro ne sarebbe certamente rimasto contento. Ma non appena il maestro vide l’immagine, divenne rosso in volto. ‘Mi stai prendendo in giro? Questa è peggiore dell’altra!’ E la ruppe.
Guardò il discepolo, che se ne stava in piedi con la testa umilmente abbassata. Questa volta il discepolo non sentì alcun risentimento verso il maestro, ma si sentì un po’ triste.
Il maestro gli diede un’altra pietra e gli chiese di realizzare un’altra opera. Il discepolo scolpì la nuova immagine con molta cura. Era una grande opera d’arte. La sottomise ai piedi del maestro. Ma il maestro la prese e la fece in pezzi all’istante, rimproverando severamente il discepolo. Questa volta il discepolo non si sentì né arrabbiato né triste. Pensò: ‘Se questo è ciò che il mio maestro desidera, che sia così. Ogni cosa che fa è per il mio bene.’ Questa era l’attitudine alla resa in quel momento.
Il maestro gli diede ancora un’altra pietra. Il discepolo l’accettò con gioia e tornò con un’altra immagine eccezionalmente bella. Il maestro ruppe anche quella. Ma non ci fu neanche un minimo cambiamento nell’umore del discepolo. Il maestro ne fu molto compiaciuto. Mise le mani sul capo del discepolo e lo benedisse.
Un osservatore che guardi le azioni del maestro potrebbe probabilmente pensare che il maestro o fosse crudele o persino pazzo. Soltanto il maestro e il discepolo che si era completamente arreso a lui potevano sapere cosa davvero stesse accadendo. Il maestro fa passare il discepolo per numerose prove in modo da modellarlo nel modo appropriato. Ogni volta che il maestro sfracellava l’immagine che il discepolo gli portava, stava scolpendo una vera immagine nel cuore del discepolo. Era l’ego del discepolo che veniva rotto. Soltanto un satguru può fare così, e soltanto un vero discepolo può provare la beatitudine che ne viene fuori.
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Commento: “L’insegnamento sotteso è quello dell’accettazione, uno stato d’animo indispensabile per inoltrarsi sulla via della meditazione. Qui non si tratta di accettare le eventuali bizzarrie di un presunto quanto improbabile maestro, ma di predisporsi ad accogliere la calma, il rilassamento interiore.”