Una versione più breve di questo racconto si trova nella popolare raccolta delle 101 storie zen, al n. 26. Quando si è troppo assorbiti dai giochi esoterici o mentali ci si lascia ingannare piuttosto facilmente dalle proprie stesse elucubrazioni. Qualche modesto indizio di come ciò avvenga può darcelo questo bell’aneddoto.
«Un tizio di nome Rokubei, dopo una vita dissoluta, si era adattato a fare il pasticciere in un suo piccolo negozio. Grazie al suo carisma godeva della stima del vicinato e aiutava il prossimo meglio che poteva, specialmente i casi disperati.
Un giorno a lui venne Hachigoro, giovane talentuoso nella dissipazione, male in arnese e bisognoso di rifugio.
Ho il posto che fa per te, gli disse Rokubei, e lo portò al locale tempio Zen dove mancava il monaco residente. Gonsuke, il novizio che badava al tempio, era troppo giovane, e siccome invece Hachigoro, anche se non sapeva un’acca di dottrina, aveva il look giusto, fu nominato monaco capo del tempio.
Gonsuke cercò di istruire Hachigoro in alcune cose basilari, ma venne trascinato anche lui nell’amore per il gioco dei dadi e lo studio e la pratica languivano quando si presentò un monaco viandante che sfidò Hachigoro in un ‘mondo’, ossia il dibattito.
La regola era che un ‘mondo’ non si potesse rifiutare e che il perdente avrebbe dovuto lasciare il posto al vincitore del dibattito.
Disperato, Hachigoro già pensava di vendersi le statue del Buddha e altri oggetti preziosi del tempio e filarsela prima del dibattito, quando capitò Rokubei in visita di controllo della situazione.
Messo a parte dei fatti incombenti, Rokubei non si scompose più di tanto e decise di prendere la parte del capo monaco e sostenere la sfida del monaco viandante.
La mattina dopo, come convenuto, si presentò lo sfidante e dopo gli inchini di rito, lui stesso cominciò il dibattito: “Quando spira il vento tra i rami un albero di pino, c’è un unico suono. Si tratta della voce del vento o della voce del pino?”
Rokubei non sapeva che dire, così semplicemente restò zitto con lo sguardo fisso di fronte a sé.
Lo sfidante ben presto concluse che l’avversario stava utilizzando la profonda tecnica esoterica del ‘silenzioso mondo’.
Allora annuì col capo, chiuse gli occhi un secondo poi fissò a sua volta lo sguardo sull’avversario e si mise le mani sul petto facendo un cerchio con i pollici e gli indici.
Rokubei allora scosse la testa e fece a sua volta un gran cerchio con le braccia.
Il viandante ribatté stendendo avanti le mani con tutte e dieci le dita aperte.
Rokubei allungò il solo braccio destro facendo segno con le cinque dita della mano.
Lo sfidante si inchinò profondamente e a sua volta fece segno con tre sole dita della destra.
Rokubei tirò su la testa e con un dito si indicò l’occhio destro. A quel punto lo sfidante, chiaramente scoraggiato, si alzò e se ne andò!
Il novizio Gonsuke aveva assistito di nascosto alla scena e, del tutto meravigliato, corse dietro al monaco viandante e gli chiese come era andata. “Ebbene, ovviamente facendo il cerchio sul mio petto intendevo chiedere al tuo maestro la natura della mente umana. Lui, col suo gesto del grande cerchio ha replicato che essa è tanto vasta che le sfere celesti.
Allora poi io ho chiesto delle dieci direzioni del cielo, e lui ha risposto che le Cinque Grandi Leggi le preservano. Quindi ho inquisito sulle Tre Grandi Dottrine, e lui mi ha detto che sono proprio di fronte ai nostri occhi.
Capisci che non posso competere con un maestro così illuminato… ma tornerò, tornerò dopo aver approfondito la mia preparazione!”
Gonsuke era esterrefatto e mai avrebbe immaginato che Rokubei fosse un tale maestro!
Tornò al tempio e lo trovò fumante di rabbia!
“Quel bastardo deve essere passato davanti al mio negozio: infatti dopo avermi fatto la domanda, mi ha guardato con l’aria di saperla lunga e ha fatto segno di sapere che faccio quei pasticcini tondi. Allora gli ho fatto segno che io posso fare delle torte gigantesche e quando mi ha chiesto quanto volevo per dieci paste, gli ho detto cinque yen; lui voleva fare tre yen e allora io gli ho risposto che se li poteva tirare su un occhio … tsè, e alla fine se ne andato, per fortuna.”»
(Da un messaggio di “Risveglio”, gruppo di discussione e condivisione sulla pratica della consapevolezza, in data “Ven 19 Gen 2007”)
– http://it.wikipedia.org/wiki/101_storie_zen
– 101 Storie Zen – Nyogen Senzaki A cura di Nyogen Senzaki, Paul Reps
– 101 storie zen – Amazon