Dopo aver gongolato un po’, saltando da un albero all’altro, una scimmia decise di scendere e di andarsi a rinfrescare vicino a un corso d’acqua.
Mentre si ristorava sulla riva del fiume, s’accorse che nel fondo dell’acqua c’era un pesce che se ne stava tutto tranquillo. «Oh, povero animaletto!», sospirò compassionevole la scimmia. «Ma tu stai male. Te ne stai lì immobile senza respirare. Adesso ti porto in salvo io!».
Immerse la zampa nel fiume e agguantò velocemente il pesce, che, una volta tratto fuori dall’acqua, cominciò a dimenarsi convulsamente.
«Evviva!», pensò tra sé la scimmia con gli occhi che gli brillavano dalla gioia. «Sta recuperando le forze!».
Ma il pesce, dopo aver ansimato e agonizzato, d’un tratto morì.
«Che malasorte per questa povera creatura!», pianse la scimmia, «non ho fatto in tempo a salvarla!».
(Da: “Il dito e la luna”, Gianluca Magi)
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