Due brevi racconti tra il serio e il faceto, ma sempre con finalità spirituali. Il primo sembrerebbe piuttosto scontato, ma a ben vedere è proprio questo il suo fine recondito, lasciarti perplesso… Il secondo sottolinea come non ci si debba angustiare più di tanto se un determinato evento pare lì per lì avverso. La vita riserba sempre innumerevoli sorprese e ciò che appare negativo potrebbe dimostrarsi solo un nuovo inizio…
«Mulla Nasrudin ascoltò con attenzione un forestiero che stava raccontando una storia lunghissima in un bar.
Ma quell’uomo parlava con voce così stentorea e masticando le parole che il racconto perdeva ogni colore.
Nessuno rideva ad eccezione del Mulla che si sbellicava letteralmente.
Quando il forestiero se ne fu andato, gli fu chiesto: “perchè hai riso tanto, Mulla?”
Rispose: “Lo faccio sempre. Se non rido c’è sempre il rischio che quella gente te la racconti da capo un’altra volta!”.»
«Nasrudin trova un sacchetto di monete, le tiene con se’ e alla prima occasione ne compra un cavallo e in piu’ una bellissima sella. Tutti quelli che lo incontrano lo salutano con reverenza e qualcuno lo saluta con “uomo fortunato, beato te”. Ad un certo punto il cavallo si imbizzarrisce e scaraventando Nasrudin per terra scappa. Nasrudin cosi’ ha una gamba rotta ed e’ senza cavallo e senza sella, in piu’ nessuno pare volerlo salutare. Un giovane gentile e buono pero’ si ferma soccorrerlo appena lo vede e chiede al Mulla dell’accaduto. “Vedi”,- gli dice Nasrudin, – “la fortuna e la sfortuna sono punti di vista. Un’ora fa ero fortunato ed avere un cavallo e una sella, poi a causa dello stesso cavallo ero in disgrazia e impedito e ora grazie a quel cavallo ti ho conosciuto”.»
– Nasreddin Hodja –