C’è una storia molto commovente su una donna di nome Kisa Gotami, che, pur provenendo da una famiglia molto povera, era andata sposa a un ricco. Ella, dopo qualche tempo, diede alla luce un figlio, e vissero tutti felicemente finché, due anni dopo, il bambino morì. La donna fu sopraffatta dal dolore: rifiutandosi di ammettere che il figlio fosse veramente morto, ella cominciò ad andare in giro portandosi appresso il suo corpicino e chiedendo alla gente un farmaco che potesse guarirlo.
Giunse infine anche dal Buddha, e lo scongiurò di darle qualcosa che potesse far star meglio il bambino. Il Buddha disse di poterla aiutare, e a tal fine le ordinò di andare innanzitutto al villaggio e di procurarsi presso una casa qualche seme di senape; aggiunse, però, che era necessario che quei semi di senape provenissero da una casa dove non fosse mai morto nessuno.
La donna andò di casa in casa chiedendo i semi di senape, ma ricevette ogni volta la stessa risposta: anche se tutti le offrivano di buon grado i semi, non c’era una sola casa che fosse stata risparmiata dalla morte. Così, nel tempo che le occorse per raggiungere la fine del villaggio, la sua mente si era dischiusa al riconoscimento della morte come parte integrante dell’esperienza universale, dell’impossibilità per chiunque di esserne libero. E grazie a questa apertura alla realtà della morte, ella fu capace di abbandonare le proprie illusioni e si decise infine a seppellire il figlio. Tornò quindi dal Buddha, si fece monaca, e poco dopo raggiunse la piena illuminazione.
[ Da: Jack Kornfield, Joseph Goldstein, “Il cuore della saggezza. Esercizi di meditazione“ ]
– Goldstein Joseph (amazon)
– Joseph Goldstein (macrolibrarsi)