«- Interlocutore: Non stiamo forse cercando la felicità?
– JK: Per rispondere a questa domanda, per capirla a fondo e pienamente, non dobbiamo forse comprendere prima che cos’è questa ricerca? Perché cerchiamo la felicità? Perché questa continua caccia alla felicità, alla gioia, a essere qualcosa? Perché c’è questa ricerca, questo immenso sforzo per trovare? Se riusciamo a comprenderlo e a indagarlo pienamente, forse capiremo che cos’è la felicità senza doverla cercare.[…]
[..] che cosa significa essere felice? Un uomo che beve un bicchiere è felice. L’uomo che getta una bomba contro altre persone è esultante e dice di essere felice, o che Dio è con lui. Sensazioni momentanee, che scompaiono, danno questo senso di felicità. [..] La felicità non è un fine. E’ un punto secondario, un sottoprodotto che viene in essere se comprendiamo qualcos’altro. E’ questa comprensione di qualcos’altro, e non la ricerca della felicità che è importante. La sensazione è una cosa e la felicità un’altra.»
(Jiddu Krishnamurti – Riflessioni sull’io)
Commento
Cos’è che cerchiamo davvero? Cos’è quel qualcos’altro cui si riferisce Jiddu Krishnamurti? E’ il nostro centro più intimo, l’identità essenziale che – ovviamente – ci appartiene da sempre, ma da cui ci siamo giocoforza allontanati. Il nostro modesto obiettivo è la riscoperta del volto originale, la consapevolezza che la felicità è un stato d’animo indipendente dalle realizzazioni esteriori.
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– it.wikipedia.org/wiki/Jiddu_Krishnamurti
– jkrishnamurti.org