Abbiamo visto allora come si può sviluppare la capacità di non far sapere alla mano destra quello che fa la sinistra. Dobbiamo adesso parlare dell’esatto opposto: non più della creazione del problema, ma di come si fa a non affrontarlo, allo scopo di renderlo eterno.
Il fondamentale modello ci è fornito dalla storiella dell’uomo che batteva le mani ogni dieci secondi. Interrogato sul perché di questo strano comportamento, rispose: “Per scacciare gli elefanti.” “Elefanti? Ma qui non ci sono elefanti!” E lui: “Appunto.”
La morale della storia è che rifiutare o scansare una situazione temuta, un problema, da un lato sembra essere la soluzione più logica, dall’altro però assicura il persistere del problema. E il suo valore per noi consiste proprio in questo.
Per essere ancora più chiari facciamo un altro esempio. Se a un cavallo, attraverso una lastra di metallo stesa sul pavimento della stalla, si fa sentire una scossa elettrica in uno zoccolo, preceduta immediatamente da un segnale acustico, l’animale stabilirà rapidamente tra le due percezioni un’apparente connessione causale. Ciò significa che ogni qualvolta il cavallo udrà il segnale, alzerà lo zoccolo per evitare la scossa. Una volta stabilita questa associazione tra segnale e scossa, quest’ultima non sarà più necessaria: anche il solo segnale provocherà l’alzata di zoccolo. E ognuno di questi gesti rafforzerà nell’animale (così almeno si suppone) la “convinzione” di aver così evitato con successo il doloroso pericolo. Ciò che l’animale non sa e che in questo modo neppure può scoprire è che già da tempo il pericolo non sussiste *più*.
Come vedete, non si tratta di una banale superstizione. Gli atti di superstizione sono notoriamente inattendibili; sull’efficacia del nostro metodo, al contrario, l’aspirante all’infelicità può tranquillamente fare affidamento. L’applicazione della tecnica, poi, è molto più semplice di quanto in un primo momento possa sembrare.
In sostanza si tratta di perseverare coerentemente nel sano buon senso, e cosa potrebbe esserci di più sensato? Non c’è alcun dubbio che molte delle nostre azioni più consuete comportino un elemento di rischio. Quanti sono i pericoli che si devono accettare? Un minimo, a essere ragionevoli, oppure anche nessuno. Ma pure ai più temerari il pugilato o il deltaplano appaiono troppo rischiosi. Andare in auto? Pensate soltanto a quante persone muoiono ogni giorno in incidenti automobilistici, oppure rimangono invalide. Anche andare a piedi comporta molti rischi, che presto si rivelano allo sguardo indagatore della ragione. Bòrsaioli, gas di scarico, crolli di edifici, scontri a fuoco tra rapinatori di banca e polizia, frammenti incandescenti di sonde spaziali americane o sovietiche… La lista potrebbe continuare all’infinito e solo un pazzo si esporrebbe a questi pericoli senza riflettere. Meglio rimanere a casa. Ma anche qui la sicurezza è solo relativa. Scale, insidie del bagno, pavimenti sdrucciolevoli oppure pieghe del tappeto, o semplicemente coltelli, forchette, forbici, per non parlare di gas, acqua calda ed elettricità. L’unica soluzione ragionevole sembra essere quella di non alzarsi affatto dal letto al mattino. Ma quale riparo offre il letto contro i terremoti? E se poi la prolungata permanenza a letto provoca piaghe da decubito?
Certo, sto esagerando. Solo pochi grandissimi esperti giungono a essere tanto assennati da rendersi conto di tutti i pericoli immaginabili, cominciando poi a evitarli, compresi inquinamento dell’aria e dell’acqua potabile, colesterolo, trigliceridi, sostanze cancerogene negli alimenti e centinaia di altri pericoli e veleni.
L’uomo medio solitamente non giunge a una visione razionale così totalizzante, e quindi neppure a evitare ogni pericolo. Noi meno dotati dobbiamo perlopiù limitarci a dei successi parziali, che tuttavia possono essere del tutto sufficienti.
Essi consistono nell’applicazione scrupolosa del sano buon senso a un problema settoriale: con i coltelli ci si può ferire, quindi meglio evitarli; le maniglie delle porte sono letteralmente coperte di batteri. Può capitare che nel bel mezzo di un concerto sinfonico si debba improvvisamente andare in toilette; oppure che, controllando di nuovo se la porta è chiusa, la si apra inavvertitamente. La persona assennata evita perciò i coltelli affilati, apre le porte con il gomito, non va ai concerti e controlla cinque volte se la porta è veramente chiusa a chiave. A condizione però che un po’ alla volta non si perda di vista il problema.
La storia seguente ci fa vedere come si fa a evitare questa possibilità. Una vecchia zitella che abita in riva al fiume chiama la polizia per avvertirla che, davanti a casa sua, alcuni ragazzi fanno il bagno nudi. L’ispettore manda sul posto uno dei suoi uomini, che ordina ai ragazzacci di andare a nuotare più in là, dove non ci sono più case. Il giorno seguente la donna telefona di nuovo: i ragazzi si vedono ancora. Il poliziotto torna e li fa allontanare ancora di più. Dopo un po’ l’ispettore è nuovamente chiamato dall’indignata signora, che si lamenta: “Dalla finestra della mia soffitta li posso vedere ancora col cannocchiale! “
A questo punto ci si può chiedere: cosa farebbe la signora se i ragazzi scomparissero finalmente dalla sua visuale? Forse comincerebbe a fare lunghe passeggiate lungo il fiume, forse le basterebbe sapere che da qualche parte qualcuno fa il bagno nudo. Una cosa sembra certa: l’idea la preoccuperà ancora. E la cosa importante, in una idea così scrupolosamente coltivata, è che essa può determinare la propria realtà.
(Da: “Istruzioni per rendersi infelici”, Paul Watzlawick)
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– Fonte
Commento: Le idee – in particolar modo quelle religiose – coltivate con scrupoloso fervore determinano sempre la propria realtà. Confutarle in un secondo momento è quasi inutile, per lo meno per le persone ordinarie (normali). La vera spiritualità non si fonda mai su presupposti organizzati in anticipo. Le credenze aprioristiche, da qualunque pulpito siano diffuse, sono il modo migliore per divenire schiavi di se stessi.