«Il timore che la maggior parte degli uomini normali prova di fronte alla voce interiore non è così infantile come potrebbe sembrare. I contenuti che si fanno incontro a una coscienza limitata non sono affatto innocui. (…) In genere invece indicano il pericolo che specificamente minaccia l’uomo (…).
Quel che la voce interiore ci sussurra è in genere qualcosa di negativo, anzi qualcosa di infame (suppongo che Jung si riferisse al bisbiglio intimo di soggetti decisamente inconsapevoli – ndr). Dev’essere così, soprattutto perché di solito si è meno inconsapevoli delle proprie virtù che dei propri vizi, e inoltre perché il bene ci fa soffrire meno del male.
La voce interiore, come ho spiegato poc’anzi, porta alla coscienza il male che affligge il tutto, cioè il popolo cui apparteniamo o l’umanità di cui siamo parte. Ma presenta questo male in forma individuale, sicché in un primo momento si potrebbe pensare che tutto questo male sia solo una caratteristica dell’individuo.
La voce interiore ci mostra il male in modo allettante e suasivo, per farci cadere in tentazione. Se non gli si cede neppure in parte, nulla di questo male apparente entra dentro di noi, e allora non può esserci neppure alcun rinnovamento, né alcuna rigenerazione. (Ho definito “apparente” il male della voce interiore, benché possa suonare troppo ottimistico).
Se l’Io ubbidisce totalmente alla voce interiore, allora i suoi contenuti agiscono come se fossero altrettanti demoni, cioè succede una catastrofe.
Se invece l’Io (per Jung l’Io è il centro della mente cosciente – ndr) ubbidisce solo parzialmente ed è in grado di affermare se stesso evitando di essere completamente fagocitato, allora può rendere propria la voce, e ne risulterà che il male era solo apparentemente tale, mentre in realtà reca salute e illuminazione. Il carattere della voce interiore è “luciferino” nel senso più proprio e più inequivocabile del termine, ed è per questo che pone l’uomo davanti alle decisioni morali ultime, senza le quali non potrebbe mai giungere alla coscienza di sé e acquisire personalità.
Nella voce interiore, l’infimo e il sommo, l’eccelso e l’abietto, verità e menzogna spesso si mescolano imperscrutabilmente, aprendo in noi un abisso di confusione, di smarrimento e disperazione.»
(Jung – Il divenire della personalità, 1932-1934, Opere 17, p.174)
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– Fonte
Commento: il linguaggio adoperato da Jung mi sembra molto diverso da quello che siamo abituati a leggere, specialmente in queste pagine: ma ho voluto riportare lo stesso questo breve brano per evidenziare il rischio di sentirsi spiritualmente emancipati mentre, al contrario, si sguazza ancora nel più becero egotismo.