Era una delle più grandi tragedie di tutti i tempi.
Erano stati imprigionati per un crimine che non avevano commesso.
I loro carcerieri si rifiutavano di far sapere loro di quale crimine fossero accusati e, ciononostante, li tenevano comunque prigionieri.
Certo, i loro bisogni più elementari venivano soddisfatti, ma la loro vita era un vero inferno.
Per la maggior parte del tempo venivano torturati e trattati orribilmente.
Venivano insultati continuamente e accusati di essere dei buoni a nulla.
Ogni cosa li riempiva di paure e di angosce.
Erano vittime di incessanti angherie e venivano dati loro così tanti messaggi contraddittori e conflittuali che divennero insicuri, non sapendo più chi fossero e di che cosa fossero capaci.
Alcuni di loro venivano separati, mentre altri erano costretti a vivere in compagnia di persone che li facevano costantemente uscire dai gangheri.
Alcuni volevano morire.
Alcuni continuavano a lottare contro le difficoltà della vita.
Anche se in misure diverse, ciascuno di loro era tenuto prigioniero e a taluni andava peggio che ad altri.
Venivano continuamente criticati per ciò che facevano.
I loro carcerieri facevano in modo che stessero molto male ogni volta che commettevano uno sbaglio.
Qualsiasi cosa desiderassero o avessero mai desiderato veniva loro negata.
Giorno dopo giorno diventavano sempre più scontenti e privi di speranza.
Passavano il tempo ad autocommiserarsi e a sfogare le loro frustrazioni gli uni sugli altri.
Nel frattempo, il trattamento che subivano si faceva via via peggiore e i prigionieri cominciarono a chiedersi se sarebbe mai finita.
Erano oppressi da tutte le cose che erano costretti a fare.
Soffrivano, inermi.
Anche quando venivano loro concessi dei momenti di libertà, non si trattava mai di libertà vera.
In fondo in fondo sapevano che presto avrebbero dovuto tornare a soffrire per mano dei loro carnefici e che quella breve parentesi non significava nulla.
Soffrivano per la maggior parte del tempo.
La loro salute peggiorava progressivamente a causa del pessimo trattamento.
Molti non riuscivano più a dormire.
Le loro vite si svuotarono del senso che un tempo avevano avuto.
Si aggiravano depressi, ansiosi, spaventati, stressati e frustrati da ogni cosa.
Agognavano la libertà.
E dunque, chi erano costoro? E chi erano i loro carcerieri?
“Loro” erano il genere umano e i carcerieri le loro menti.
(Da: “Conversations”, Richard Bandler e Owen Fitzpatrick)
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