(Sufi vissuto in Algeria e morto nel 1950 circa)
Mio Dio, come conoscerti
Tu che sei l’Interiore,
Colui che non si lascia conoscere per le forme?
E come non conoscerti
Tu che sei l’Apparente,
Che si manifesta in ogni cosa?
Come trovarti
Mentre la nostra coscienza non può afferrarti?
E come non trovarti
Tu che sei più vicino della nostra vena giugulare?
Mio Dio, come puoi essere Tu nascosto
Tu che sei l’Apparente ?
Come puoi essere Tu assente
Quando Tu sei la Presenza ?
Come disubbidirti
Quando Tu sei l’Irresistibile ?
Gloria a Te! Come lodarTi nel Tuo giusto valore?
Tu solo puoi farlo!
La poca lode di cui sono capace
Mi lascia già perplesso
In quanto alla tua Essenza insondabile.
Mio Dio, aumenta la mia perplessità al Tuo riguardo,
Accordaci i Tuoi favori!
Liberaci dai mondi,
E fa’ che Tu solo ci basti!
In questa lode all’altissimo ci sono elevate espressioni metafisiche sulla impossibilità di “definire” Dio e la sua grandezza e dei nostri limiti umani nell’effettuarlo, ma non per questo l’uomo deve “dimenticarlo” anzi, questa lode conclude con una toccante richiesta di aiuto:
Mio Dio, aumenta la mia perplessità al Tuo riguardo,
Accordaci i Tuoi favori!
Liberaci dai mondi,
E fa’ che Tu solo ci basti!
Nei momenti di pericolo e di bisogno il Sufismo insegna a recitare spesso questa invocazione:
Mi basta Allàh (Dio) che è il miglior Protettore.
(hasbuna Allàhu wa ni’ma wa kil)