Riporto una poesia (di Lorella Rotondi – ndr) che lessi qualche anno fa in un forum. E’ davvero interessante. Non solo è significativa, ma ha una sua propria bellezza, come dire, intrinseca, che deriva anche dal ritmo quasi incalzante. Per lo meno questo è il modo in cui la percepisco. Si sente un’ispirazione vera, genuina, ma non voglio esagerare…
Eccola:
Io sono la tegola traversa,
quella che affabula col cielo
che ascolta il vento
che si gira a guardare le stelle
che osserva il disegno delle nuvole
che sente il caldo del sole
che si bagna alla pioggia.
Io sono la tegola traversa
quella che dal tetto
sta sempre per cadere,
quella che le altre
guardano male
perché le fa sentire
in fila ordinate,
piccole cose di terra
rossa e cotta,
cose di terra.
Io sono la tegola traversa,
quella che mandano
a raddrizzare,
quella da rimproverare,
quella da far ragionare.
Io sono la tegola traversa,
quella che spende il suo ingegno
in cose da poco,
che parla alla gente e le ascolta,
che scrive poesie
sulle storie che ascolta
che inventa una poesia
per ogni barbaria
per ogni mano che ha spinto male
per ogni amore bestemmiato.
Io sono la tegola traversa
che ascolta musica
legge libri
guarda film
fa piccoli viaggi
da non raccontare agli amici.
Tutta roba piccola,
non potrebbero raccontarlo
ad altri amici.
I miei sono orizzonti poco esotici,
molto intimi.
Io sono la tegola traversa
che in obliquo c’è quasi nata
e non giudica chi passa
cerca solo di non cadergli sul capo
di non confondergli i pensieri
di non disperdergli i ricordi.
Io sono la tegola traversa
quella che hai accarezzato
come il volto di un bambino,
girato e stretto fra le mani
come fossi prezioso.
M’hai guardato a lungo
a lungo davvero,
fino a vedere un’anima azzurra
in questa rossa
tegola traversa.