«Parlare con il Mistero è utile comunque, dice una ricerca americana. L’obiezione: è solo un placebo. Pregare come concentrarsi, parlare a se stessi e ricaricarsi. Preghiera laica, una meditazione.»
Bruciava la Russia, poche settimane fa. Aria densa, boschi in fiamme, mascherine sulla faccia, crisi respiratorie, centinaia di morti. Anche il patriarca della chiesa ortodossa, Kirill, smarrito, ha implorato aiuto. E ha chiesto di pregare: «Il dolore ha colpito la nostra nazione – abbiamo perso vite umane, in migliaia sono rimasti senza casa. Chiedo a tutti voi di unirvi in preghiera affinché la pioggia discenda sulla nostra terra». A giugno, invece, pregavano in Louisiana. La marea nera, inarrestabile, spegneva il blu del mare, uccideva persone, animali. L’economia. E così in centinaia si sono ritrovati sulle rive per chiedere a Dio, alla Natura, ai Governi che quella falla guarisse, che la smettesse di sanguinare petrolio.
Pregare come concentrarsi, parlare a se stessi e ricaricarsi. Preghiera laica, una meditazione. Ma se si ha fede, e si crede a un Altrove, pregare è uscire da sé, è confrontarsi con il Trascendente. Spesso è chiedere di esaudire desideri, speranze, domandare che si spengano dolori, anche altrui, sacrificando i propri. L’uomo è «domandante», chiede spesso. Anche al Divino.
E continua a farlo nonostante prove concrete, scientifiche, sulla preghiera-guaritrice siano rarissime. Quelle poche vengono messe continuamente in discussione. L’ultima sarà pubblicata sul «Southern Medical Journal». …
– Da lastampa.it del , leggi tutto l’articolo di Elena Lisa, Torino …