Il concetto buddhista della «coscienza alaya» viene studiato e seguito da molto prima che si diffondesse la definizione «registri akashici». Si tratta dei termini che preferisco per descrivere questo concetto senza tempo, perché comprendono le due qualità più importanti rappresentate dai registri akashici.
La parola alaya in sanscrito significa «infinito», o «senza limiti» (il nome «Himalaya» in sanscrito vuol dire «nevi infinite»). «Coscienza alaya» significa dunque «informazioni infinite» o «coscienza senza limiti». La parola «coscienza» dona a questo concetto la qualità viva e vibrante fondamentale per comprendere la verità dei registri akashici. Ma cosa vuol dire esattamente «coscienza»? Spesso gli scienziati definiscono la coscienza come un campo vibrante di informazioni in espansione, non come un elenco di fatti ristagnante e immobile. Tale campo di informazioni esiste già, ma vibra costantemente di cambiamenti e di potenziali futuri. Quando lo consultiamo, lo modifichiamo: espande la sua energia, le informazioni che contiene e la sua influenza, non solo per noi ma per tutti. La coscienza alaya riguarda tutto ciò che c’è nell’universo ed è all’interno di tutto ciò che c’è nell’universo: si trova nella tenue energia di ogni individuo e nella coscienza divina. Ognuno di noi ha un’identità eterna, un sé spirituale che vive per sempre. La nostra coscienza eterna cresce e si evolve, sperimenta cose diverse, e a mano a mano che passa il tempo apprende dalle vite passate e dalle esperienze e relazioni attuali una varietà di informazioni ed emozioni. Tutto questo viene registrato nel campo akashico. [ … ]
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