“Lo sguardo nel vuoto praticato durante la meditazione silenziosa e in quiete tende gradualmente a uscire fuori dal tempo ad essa consacrato, in modo tale che si impara a stare nel mondo con un atteggiamento ricettivo, non possessivo, rispettoso, non violento… […] Le trasformazioni temperamentali o di condotta possono riassumersi in una: la dissoluzione del piccolo io. Chiamo ego o piccolo io quelle identificazioni false cui siamo soliti soccombere. […] È ovvio che questo piccolo io si ribella e resiste […]; ed è ovvio, infine, che ci siano frequentemente passi indietro. […]
Dato che siamo dentro la vita, viviamola! Sembra la cosa più sensata. Se dobbiamo imparare a nuotare, è meglio tuffarci in acqua senza passare troppo tempo sulla riva a pensarci su. È proprio questo il nostro problema: le esitazioni, le paure, i dubbi sistematici, il timore di vivere. È sempre più intelligente lanciarci all’avventura. La meditazione smaschera i nostri meccanismi di protezione […].
Ci si deve sedere a meditare disposti a dare tutto, come un soldato che va alla guerra completamente solo. Perché nell’ora della verità, è così che siamo: soli. Alla fine di un percorso siamo sempre soli e a volte lo siamo anche a metà cammino. Raramente, invece, all’inizio. Né il partner, né la famiglia, né gli amici… Nemmeno Dio sembra accorrere in nostro aiuto nei momenti decisivi. Tutti sono molto occupati nelle loro faccende, e noi dobbiamo esserlo nelle nostre. Non si tratta di egoismo o indifferenza, ma di semplice responsabilità: dobbiamo rispondere delle cose che ci riguardano. […]
Si può vivere senza lottare contro la vita. Perché andare contro la vita se si può procedere nella sua stessa direzione? […] La meditazione screpola la struttura della nostra personalità finché […] la vecchia personalità si rompe […]. Meditare significa assistere a questo affascinante e tremendo processo di morte […].
Soffriamo solo perché pensiamo che le cose dovrebbero andare in modo diverso. Appena abbandoniamo questa pretesa, la sofferenza sparisce. Appena smettiamo di imporre i nostri schemi alla realtà, la realtà smette di presentarsi avversa o favorevole e comincia a manifestarsi tale quale è […]. La strada della meditazione è pertanto quella […] della rottura degli schemi mentali o pregiudizi; è un progressivo spogliarsi fino ad assodare che si sta molto meglio nudi. […]
Un essere umano è tanto più nobile quanto maggiore è la sua capacità di ospitalità e accoglienza. Quanto più vuoti siamo di noi stessi, più spazio libero ci sarà dentro di noi. […]
Dentro di noi c’è un testimone. Che gli diamo ascolto oppure no, quel testimone sarà sempre lì. Meditare significa farlo entrare in gioco, rianimarlo. Se lo guardiamo, ci guarda. […] In questo senso, si può dire che cerchiamo il cercatore. C’è un io (autentico) che guarda l’altro (il falso). Vivere convenientemente, meditare, implica perdurare in questo sguardo pacifico e senza pretese. […]
Hai una fortezza nel tuo cuore, ed è inespugnabile.
Da questa prospettiva, vivere è trasformarsi in quello che si è. Quanto più entri nel territorio interiore, tanto più sei nudo. […]
«Devi svuotarti di tutto quello che noi sei», questo è l’invito che si ascolta costantemente nella meditazione” (pp. 75-89).
– Da Biografia del silenzio di Pablo d’Ors
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