E’ il vertice dell’ottuplice sentiero disegnato da Patanjali negli Yoga-sutra, uno stato della mente elevato, completamente assorto in se stesso, unificato, privo di dualità e parti. Incomprensibile se non in un contesto di pratiche connesse alla tradizione yogica. Il dott. Stoma Parker, psicologo, sanscritista e guida di meditazione nella tradizione yoga dell’Himalaya, affronta in questa prima parte dell’intervista l’aspetto etimologico del termine Samadhi.
Ci sono due tendenze della mente. La tendenza della mente ad abbandonare il luogo dove ci si siede in meditazione e a vagare e la tendenza della mente a concentrarsi, a focalizzarsi e raggiungere quella profondità di concentrazione dove tutte le dicotomie, tutte le divisioni si armonizzano e si iniziano a vedere le interrelazioni fra tutte le coppie di opposti, la tendenza “samadhana” della mente. Questa parola “samadhana” è molto vicina a “samadhi”. Si rifersce a una specie di tendenza, al movimento verso quella concentrazione a cui ci riferiamo nel samadhi. Vyasa dice nel suo commento al primo versetto degli Yoga Sutra, “Yogah samadhi”, lo yoga è samadhi, e che il samadhi fa parte del modo complessivo attraverso cui opera la mente. In ogni stato mentale di cui facciamo esperienza è solo il rumore di fondo e il caos che caratterizza il resto della mente. E’ la tendenza “vyutthana”, del resto della mente a causare disturbo, a un grado tale che siamo incapaci di vederne l’esistenza. Il samadhi è sempre presente in noi, ma non siamo in gradi di vederlo. Gesù lo ha ripetuto ai suoi discepoli: “Il regno dei cieli è intorno a voi, ma voi non lo vedete”. Aprite gli occhi. Quando al Buddha chiedevano se fosse un essere divino lui rispondeva: “No, sono solamente risvegliato”. E’ il risvegliarsi a quello stato di coscienza in cui tutte le differenze e le divisioni vengono armonizzate che segna la differenza tra saggezza e informazione. Oggi siamo tutti trascinati lontano da milioni di bit di informazione che catturano la mente portandoci a vagare qua e là. Abbiamo bisogno della capacità di raccogliere la mente, di centrarla, in modo da renderla immobile, chiara e piacevole, allora la luce può splendere.
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