Sokei-an fu il primo maestro zen a stabilirsi in occidente. Nato in giappone (1882) si trasferì a NewYork nel 1906. Nel 1930 fondò il First Zen Institute of NewYork. Muore nel 1945.
«Quando pensate alla vostra religione è per voi naturale pensare alla natura di Dio. Quando noi pensiamo al buddhismo è per noi naturale pensare a come è creato l’universo. Il buddhista pensa che l’universo sia un’entità eterna; non è mai stato creato, non sarà mai distrutto. […]
Noi pensiamo che l’universo sia un altro nome della coscienza; solo la coscienza esiste. Che cosa è questo gong? Coscienza. Che cosa è questo fuoco? Coscienza. […]
Ovviamente quando prendiamo a prestito il vostro termine “coscienza”, forse lo usiamo in modo errato. Forse dovremmo usare il vostro termine “anima”. Ma voi pensate che la vostra anima sia la vostra anima, differente dalla mia anima, e che Dio abbia creato ogni anima singolarmente. Noi non pensiamo così. Noi pensiamo che tutto l’esistente sia anima, un oceano di anima e che noi siamo le onde. Questo è il concetto fondamentale buddhista dell’universo.
Noi pensiamo che la nostra setta zen sia la più vicina al buddhisno dl Buddha. Attribuiamo la massima importanza alla meditazione. Poichè sono il primo a portare questa dottrina in America, non pongo tanto l’accento sulla meditazione, ma in Cina e in Giappone i monaci sono sempre in meditazione. E’ il miglior modo per raggiungere l’obbiettivo del buddhismo. Qual’è il risultato della meditazione? A cosa miriamo? Per darvi una risposta devo indicare il punto centrale del buddhismo. Non è un compito facile.
Praticare la meditazione è osservare la nostra sostanza mentale e separarla dalla nostra mente – rendersi conto che la sostanza mentale non è la nosta mente reale. Ho parlato molte volte della sostanza mentale e dei tipi che possiamo osservare. Alcuni sono come visioni, sogni e concetti espressi mediante parole, e alcuni sono sensazioni, come ossessioni. Queste sensazioni non sono nè visioni nè concetti ma impressioni (samskara) che creano la natura degli umori che mettiamo nella nostra mente. Desideriamo essere tristi e siamo tristi.[…]
Nella letteratura buddhista sono descritti molti tipi di sostanza mentale. Bisogna separarli dalla mente mediante la meditazione. […]
Dapprima, dovete cercare di tenere la sostanza mentale fuori dalla vostra coscienza per un determinato periodo di tempo, forse venti minuti. Troverete che quella sostanza indistinta entrerà come un pipistrello che vola nel crepuscolo della sera, ma non dovete lasciare che la vostra attenzione la segua nè dimenticare che state meditando. I pensieri che sorgono cominciano come fumo, ma all’improvviso tutta la città è in fiamme. Allora ve ne accorgete e gridate “Sto meditanto!”. Questo è lottare con la sostanza mentale. […]
Ovviamente senza sostanza mentale non c’è mente. Eppure sono due cose diverse. Quando lo capirete, arriverete alla vita reale, la realtà stessa. Questa è la via d’accesso al buddhismo. Senza meditazione non potete entrare; è l’unico metodo mediante il quale potete avvertire la corrente reale della buddhità.[…]
Nelle maggior parte delle religioni ci deve essere un Dio da adorare, a cui rivolgere le preghiere. Ci deve essere un Dio al quale ci inginocchiamo e offriamo incenso, al quale offriamo la nostra adorazione. Voi dovere alzare gli occhi al cielo e giungere le mani e invocare il Suo nome. I buddhisti non pregano, non adorano, non costruiscono chiese, non fanno musica nè cantano inni. L’unica cosa che fa un buddhista è meditare. E’ perfettamente vero che dal vostro punto di vista i buddhisti non hanno nessun Dio. Noi non abbiamo nessun Dio, ma dimostriamo l’esistenza di Dio. Non abbiamo bisogno di avere fede in Dio. Noi conosciamo Dio. Fede? Di che cosa state parlando! Mi chiedete se ho fede nella mia stessa esistenza? Io esistevo ancor prima di avere fede in me stesso.[…]
Per assumere la postura fisica di meditazione, dovete sapere che la spina dorsale è la colonna centrale. Non dovete piegare la spina dorsale ad arco. Fate di essa una eretta colonna centrale e sedete come se le vostra mani dovessero sorreggere questa colonna. Per meditare dovete fare così. Non dovete sedere di lato sull’osso iliaco, ma diritti. Non dovete inoltre sedere sull’orlo della sedia, ma ben indietro. Socchiudete gli occhi e guardate avanti. Durante la meditazione non chiudete gli occhi, perchè in seguito potete facilmente essere disturbati. La vostra postura mentale sarà disturbata. SoenShaku, il maestro del mio maestro, praticava con gli occhi spalancati, ma di solito meditiamo con gli occhi socchiusi. Questa è la postura dello zazen che significa semplicemente “meditazione seduta”. […]
L’obbiettivo della meditazione è di svegliarvi. Altrimenti potete meditare per centinaia di anni senza costrutto.
Osservate attentamente i pensieri che ossessionano la vostra mente. Durante il giorno questi appaiono come sogni ad occhi aperti; di notte sono sogni. Dovete osservare i vostri pensieri come un gatto osserva il topo, o come una guardia sorveglia un ladro. Contare (i respiri) aiuta a elminarli. […]
Per quanto puliate la vostra mente non potete impedire ai pensieri di entrare. Non dovete però nutrirli. E’ come se li contaste a uno a uno. Nella vostra meditazione non lasciate passare nessun pensiero senza classificarlo. Siate come un funzionario dell’immigrazione. […] E’ stato detto che se dite il nome di uno spettro questo scompare. Altrettanto accade per i pensieri. Se diventate consapevoli di essi, essi svaniscono. E’ qualcosa di simile al lavoro degli psicologi moderni, che devono sapere quali pensieri “divorano” i loro pazienti. Solo allora i pensieri possono essere chiamati per nome.»
(Citazioni da “L’Occhio Zen, Raccolta di discorsi di Sokei-an”, Newton Compton Editori)