L’esperienza del silenzio interiore.
Nel liberarsi dai parametri virtuali del mondo creato e dominato dalla mente, per accedere alla condizione aperta sul piano della natura, l’individuo esce inevitabilmente dal turbinio e dal frastuono virtuale della mente e accede a una condizione di silenzio interiore dove trova se stesso di fronte al mistero dell’esistenza. Questa esperienza di silenzio e’ fondamentale poiche’ distingue la facolta’ spirituale dalle soggettivita’ e dalle emotivita’ della mente.
Vivere questa condizione di silenzio non significa ovviamente chiudersi in se stessi, ne’ isolarsi dal mondo. Significa invece uscire dalla soggettivita’ della mente per entrare nella purezza luminosa dello Shan.
Significa ritrovare se stessi e dare tante risposte a tante domande. Ed e’ anche un modo per rapportarsi reciprocamente con altri che, come noi, stanno realizzando una esperienza al di fuori della soggettivita’ della mente.
L’esperienza del silenzio contiene in se’ molte potenzialita’ esperienziali che si articolano in una sequenza di esperienze realizzabili secondo l’interesse dettato dalle necessita’ dell’individuo.
Il primo evento immediato e utile che si verifica in questo silenzio e’ l’esperienza che la filosofia della meditazione identifica nel concetto di pacificazione della mente.
Nel tacitare la mente per dar modo alla condizione spirituale di identificarsi e di emergere alla sua reale natura, accade che le ansie, i problemi della personalita’ e le turbe della psiche perdono automaticamente di mordente. Si affievoliscono per lasciar posto alla capacita’ di godere della propria vita, consentendo di uscire dai sensi di colpa causati dal giudizio ipercritico delle necessita’ del proprio ego per giungere a una felicita’ fino a quel punto negata nella dimensione della mente.
Il fatto stesso di realizzare un processo di tacitazione della mente, quale puo’ offrire l’esperienza della meditazione, rende implicito di imparare a relativizzare i valori che la mente stessa propone, e quindi di prenderne le distanze senza piu’ crederci. Il che pone, di fatto, l’individuo nel pieno della dimensione dell’esperienza spirituale, fuori dal plagio della mente. Libero e pronto ad intraprendere la piu’ grande avventura della propria vita.
Ecco quindi che l’esperienza del silenzio si rivela in grado di poter offrire altre esperienze.
Ma le potenzialita’ esperienziali possibili nell’esperienza del silenzio non finiscono qui. Questa condizione consente di giungere al nucleo della propria identita’ reale, aiutando a ritrovare se stessi, nella propria identita’ piu’ intima e vera. Come se si riprendesse quel filo interrotto di una esperienza di vita incominciata nella propria infanzia e poi impedita e ipotecata dai richiami del mondo degli altri nel momento del proprio inserimento nel sociale. Allora, si era indifesi e si aveva creduto alla realta’ dell’ovvio che ci era stata imposta.
L’esperienza del silenzio consente anche di percepire la presenza del Vuoto, la realta’ misteriosa in cui viviamo e in cui partecipiamo al suo disegno nostro malgrado, inconsapevolmente.
E in questa prospettiva possiamo sviluppare una importante esperienza mistica, quella che ci consente di scorgere l’esistenza del sentiero misterioso che manifesta la natura segreta dell’esistenza su cui potersi incamminare ed evolvere verso il risveglio. Un cammino da percorrere attraverso progressivi stati percettivi di coscienza che portano alla percezione della propria reale identita’ e alla conoscenza e alla partecipazione dello Shan, la natura reale dell’esistenza.
L’esperienza del silenzio consente inoltre di realizzare una energia spirituale immensa, canalizzabile in una capacita’ creativa da poter dedicare a se stessi e agli altri in un atto di amore che ricambia e completa quello ricevuto nella stessa esperienza del silenzio.
E’ nell’esperienza del silenzio che si puo’ giungere, infine, a realizzare la completezza della propria partecipazione al mistero dell’esistenza, attuando la saldatura del visibile quotidiano con quella dell’invisibile per realizzare un atto partecipativo nella globalita’ fenomenica dello Shan, il mistero che e’ la nostra vita e il significato stesso della nostra esistenza.
Ed e’ nell’esperienza del silenzio che diveniamo ricercatori dell’infinito per trovare conferma alle nostre esperienze di realta’.
– Da “La meditazione e l’esperienza del Vuoto” – Giancarlo Barbadoro
– Fonte