Shudapanthaka era uno dei discepoli diretti del Buddha Sakyamuni. Nato nella casta sacerdotale dei bramini, era un giovane d’intelletto non molto acuto. Pur avendo studiato le sacre scritture dei Veda, non era riuscito a comprenderle. In seguito suo fratello Mahapanthaka, lo ordinò monaco e tentò inutilmente di insegnargli quattro versi della dottrina buddista, tanto che infine disperato lo rimandò a casa.
Sulla via di casa Shudapanthaka incontrò il Buddha, che lo condusse in un tempio e gli insegnò a spazzare il pavimento e così facendo, a ripetere due sole parole: «spazza» e «polvere». Lui si diede a spazzare di buona lena, ma per quanto scopasse la sporcizia immediatamente ritornava come prima.
Dopo aver trascorso un certo tempo nello sforzo infruttuoso di pulire il tempio, Sudapanthaka comprese improvvisamente il significato delle parole che il Buddha gli aveva insegnato. Tenendo in mano la scopa, dichiarò agli altri monaci che spazzare via la polvere non voleva dire scopare la polvere per terra, bensì le impurità causate dalle proprie emozioni, il desiderio, l’odio e l’ignoranza.
(Parabola buddista)
Commento: “Spazzare via la polvere, ossia lasciare che i pensieri molesti seguano il loro corso, svaniscano e la mente riveli la sua intrinseca luminosa natura. E’ un processo di meditazione.”
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