Meditare non significa addormentarsi, non è semplicemente placarsi, bensì è vigilare, scandagliare, lavorare – anche duramente – sul legno di cui siamo composti. Ed è proprio lì, quando siamo soli, quando il mondo ci appare lontano, e nessuno, nemmeno le voci dei nostri cari, dei nostri genitori vivi o defunti, quando siamo soli con noi stessi, quando siamo buchi neri che guardano e ragionano intorno alla propria attrazione gravitazionale, ebbene, quando siamo in quello stato inizia un lavoro che è il più duro: non operano le giustificazioni, non fanno leva le menzogne, si esiste e null’altro.
Siamo noi, senza di noi. Siamo noi, senza protezione. Qui non può arrivare l’occhio di nessun dottore, di alcun maestro, tantomeno di coloro che ci amano, o dicono di amarci. È una foresta vergine che ci abita dentro. Che non ha bisogno degli occhi per guardare, delle bussole per avanzare, della luce o della notte per esistere. Quel che saremo nella vita quotidiana nasce qui. E se qui si sprigionano temporali e la terra viene scossa da fremiti e terremoti, inevitabilmente le onde si propagheranno, causando altra devastazione, anche quando saremo tornati al lavoro, in famiglia, fra la gente. Ecco perché la meditazione dovrebbe essere insegnata fin da bambini, e non essere ritenuta una pratica signorile che riguarda gente danarosa che sa vestire tessuti eleganti e costosi, con una mano rivolta al cielo e l’altra alla terra. Sedersi e meditare è cercare la verità di Dio e del nostro esistere. Sedersi e meditare è la migliore pratica che possiamo adottare per volerci bene. Che avvenga in una stanza insieme ad altre venti anime o da soli nel bosco, al fondo ombrigero di un orrido, in un “luogo filosofico” dove si lavora su di sé. Per me Dio non si trova in una chiesa, vive dentro un bosco, si esprime nelle forme delle acque di un lago, trova voce nel creato che mi circonda.
(Da: Tiziano Fratus, “Il sole che nessuno vede. Meditare in natura e ricostruire il mondo“)
– https://it.wikipedia.org/wiki/Tiziano_Fratus
– Tiziano Fratus (macrolibrarsi)
– Tiziano Fratus (amazon)
– Fonte