Se tutti gli uomini sono già Buddha, perché devono sforzarsi così strenuamente per realizzare talo stato?
E’ forse la meditazione un mezzo che porta alla realizzazione della Natura-di-Buddha?
Meditazione e illuminazione non sono due cose diverse: praticare non significa mettere in atto un qualcosa che conduce in qualche luogo, né significa sforzarsi di raggiungere alcunché.
Semplicemente sedersi in meditazione significa essere e attuare l’illuminazione che già è in noi.
Non c’è bisogno di conseguire la Natura-di-Buddha che abbiamo già, è sufficiente darle attualizzazione.
La realtà sta al di là della polvere, perché, allora vi sono persone che pongono fiducia nei mezzi del pulire?
La pratica della meditazione non è uno strumento che conduce a una meta, poiché essa non va esercitata con uno scopo in mente: è shikantaza ossia “sedersi per sedersi”, tutto qui. Si tratta di spezzare il meccanismo perverso che alberga dentro di noi, quello per cui si fa qualcosa al fine di ottenere qualcos’altro. E proprio questo meccanismo che ci porta a perderci perché esso comporta il fatto che io e la meta da raggiungere siamo separati, siamo due. Quindi l’io va verso l’altro da sé.
Invece la Natura-di-Buddha è in noi e basta lasciare che si manifesti.
Dobbiamo sapere che il vero studio della Via è la pratica della meditazione. Il punto importante è di praticare il Buddha senza cercare di diventare un Buddha. Poiché praticare il Buddha non è diventare il Buddha.
La meditazione non è un mezzo per raggiungere uno scopo. La meditazione è essa stessa ‘Illuminazione’: se state seduti in meditazione per un minuto, sarete Buddha per un minuto”.
Eihei Dogen
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– Dogen su it.wikipedia.org
– Regole universali per la pratica di zazen (Maestro Dogen 1200-1253)
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